Una bella canzone di Eros Ramazzotti parlava a blog spenti di ´ autoreferenzialtà ´, un concetto tale da scomodare l´accademia della crusca che qui lo definisce con la solita arguta puntualità . Per chi i link non li clicca mai per pigrizia, come me, riporto un estratto, sperando che non se la prendano:
autoreferenziale
Il termine ´autoreferenziale´ è adoperato soprattutto in logica e serve a indicare un enunciato che, in qualche modo, si riferisce già a sè stesso (si pensi, ad esempio, al paradosso di Epimenide, cretese, il quale dice: ´tutti i cretesi sono bugiardi´ – la dimensione “autoreferenziale” permette di individuare il paradosso, secondo il quale lo stesso enunciato ´tutti i cretesi sono bugiardi´ andrebbe considerato a sua volta come una bugia etc. Ma si pensi anche alla dimostrazione di Godel, il quale, senza la dimensione “autoreferenziale”, forse non avrebbe potuto afferrare il proprio assunto…). È stato impiegato poi in linguistica per individuare un aspetto importante del linguaggio, in particolar modo da Jakobson in poi…
(..) lo adopererebbero anche a tavola, magari in una cena di “lavoro”, in compagnia di altri linguisti e logici, per suscitare una gradevole ilarità tra i commensali; o ancora, uno scrittore, magari un Gadda, direbbe “autoreferenziale” per indicare un aspetto banale della quotidianità , per ammiccare a questo o a quel lettore colto, infine per dare espressione a uno stile già definito “espressionistico”
La domanda ora è la seguente: siamo tutti di noi? Siamo 500, 1000, 2000 e ci leggiamo tra noi oppure il mondo, la fuori sa che esistiamo?
Mi sembra che questa cultura economico-tecnica-geek sia molto apprezzata e condivisa, ma riusciamo a farlo capire? Di certo gli opinion leaders eletti per acclamazione sul web hanno una grande influenza ma sembra che solo in alcuni casi si riesca a trasmettere all´esterno quanto vogliamo comunicare.
Luca De Biase ne parla in questo post ciò che io invece vorrei capire, e ringrazio il team di firstdraft per la discussione avuta in merito ad un recente pranzo, è se va delineandosi una sorta di secondo digital divide tra i blogger/utenti del web/navigatori avanzati e gli altri. Ciò che si prospetta è un secondo divide di tipo culturale, leggiamo le news su oknotizie, cerchiamo le strade su google maps e abbiamo abbandonato l´sms per affidarci all´instant messagging, tanto non riusciamo a stare senza web, abbiamo tutti un nokia perchè la gmail si legge meglio. La mia domanda è dunque legata all´esistenza o meno di un secondo gradino, un web 2.0 però culturale, che coinvolge le persone e soprattutto quanti di noi ne fanno parte e come relazionarsi con chi il computer non l´ha mai acceso, sembrano marziani ma potrebbero essere ancora più di noi.. che ne pensate?