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I migliori e i peggiori brand

Tempo di lettura 2 minuti

La riflessione di oggi parte da una ricerca inglese condotta da Millward Brown research sui migliori e peggiori marchi secondo gli inglesi. Sveliamo subito la classifica, poi riflettiamoci su:

I MIGLIORI

1. Cafèdirect
2. Google
3. Waitrose
4. Toyota
5. Vodafone
6. Virgin Mobile
7. O2
8. Olay
9. Volkswagen
10. Douwe Egberts

I PEGGIORI

1. Barclays
2. Spar
3. Texano
4. NatWest
5. Co-op
6. Lexmark
7. Palmolive
8. Total
9. Lloyds TSB
10. Abbey

Quanto si evince da questa classifica è molto interessante. Probabilmente non conoscerete tutti questi brand visto che alcuni sono tipicamente inglesi ma non si possono evitare alcune riflessioni. Permane a mio avviso l´incertezza su un mercato in pesante cambiamento, ecco quindi la comparsa tra i marchi migliori di molti brand legati alla tecnologia, ma anche la permanenza di marchi automotive e alimentari. Cafèdirect, il primo in assoluto, è un rivenditore di caffè che punta sul fattore etico. E´ proprio questo fattore la grande novità della classifica, anche Toyota, che si attesta al quarto posto, deve la sua immagine positiva all´attenzione riservata all´ambiente e alla natura, il modello ibrido Prius è un chiaro esempio di questa filosofia. Tra i marchi migliori meritano menzione anche i brand da sempre ´ utili e simpatici´come google e quelli che invece puntano più sul marketing tradizionale come Vodafone e O2, la cui presenza conferma che la costruzione di un´immagine di marca olistica e pervasiva rimane un fattore chiave. Grandissimi budget significano quasi sempre ritorni positivi nel settore tecnologico, ma questo non significa che con piccoli budget non si possa fare bene.

Tra i negativi non sorprende la presenza di operatori della finanza come barclays mentre è più significativa quella di brand come Palmolive legati a prodotti di largo consumo abitualmente avezzi a politiche di marketing spinto.

La conclusione di questa analisi è chiaramente a favore del ruolo del consumatore e del passaparola nel marketing di oggi. Un buon brand vuol dire moltissimo ed essere alleati dei nostri compratori è obbligatorio se si vuole che il marchio abbia una buona diffusione. E´ altresì preoccupante ritrovarsi contro la clientela perchè non solo non parleranno di noi, ma se lo faranno sarà per parlare male. Serve quindi un giusto mix di comunicazione ´ vecchio stile´e politiche aziendali orientate all´etica e alla relazione in positivo col consumatore.

Quale ruolo per internet in questo ambito? La rete ci permette di massimizzare il passaparola (il famoso marketing virale) favorendo la diffusione del brand, è chiaramente la qualità che deve comunque fare da base ad un buon brand e ad una buona politica di comunicazione, diversamente non si va da nessuna parte.

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