Spesso, quando si decide di avviare un programma fedeltà si cerca di curare, fin da subito, ogni dettaglio: quali premi offrire, il momento ideale per lanciare l’iniziativa e i modi e le modalità di raccolta punti.
Mirando però a concentrarsi si tutto si possono trascurare aspetti importanti, uno su tutti lo studio del naming più adatto per l’iniziativa di loyalty.
Il nome del programma fedeltà definisce il tone of voice del brand, l’approccio che si intende instaurare con i propri clienti. Questo vuol dire che è molto importante renderlo attraente e accattivante, in modo che il target aderisca.
In questo articolo proporremo alcuni suggerimenti per trovare il naming più indicato per un loyalty program.
1. Il naming deve trasmettere emozioni
L’obiettivo ultimo di un programma fedeltà è ottenere la lealtà di un cliente. Per farlo è importante lavorare sulle emozioni che spingono il target all’acquisto, ovvero stimolare la percezione che l’iniziativa proposta contribuirà a costruire un consolidato rapporto di reciproca soddisfazione tra brand e utenti.
Il trucco è identificare un’emozione propria del brand e dei prodotti proposti. Indipendentemente dal business infatti, la componente emotiva è fondamentale per costruire una solida relazione con i propri clienti.
2. Il naming deve incorporare il valore aggiunto del brand
Gli acquirenti aderiranno a un programma fedeltà se pensano di ottenere valore. Il brand deve quindi veicolare una promessa che deve essere rispettata.
Un loyalty program deve far sentire l’utente come parte di qualcosa e il naming è una componente essenziale per la veicolazione di questo aspetto.
Di seguito ti proponiamo alcuni efficaci esempi di naming.
Players circle – D’Addario
Questo brand propone strumenti e accessori musicali rinomati a livello mondiale. Per fidelizzare i clienti è stato un programma fedeltà ad hoc: i players.
Questa iniziativa è funzionale a due differenti livelli, da un lato identifica il target che potrà trarre vantaggi dalla partecipazione al programma (musicisti) dall’altro la connotazione “circle” trasmette esclusività e prestigio. Quale musicista non vorrebbe far parte di questa comunità?
VIB ROUGE di Sephora
Non è necessario essere dei make up artist per aderire a questo programma di fedeltà. Quello di Sephora è uno dei maggiori casi di successo relativamente al retention marketing.
VIB è l’acronimo di Very Importan Beuty e rappresenta la community di utenti che spendono, in un anno, oltre 1000 euro. Nonostante questa condizione possa sembrare una “quota d’iscrizione”, questo aspetto rende il programma estremamente elitario.
Ovviamente il successo di questo programma non si basa esclusivamente sul naming, ma indubbiamente rappresenta un fattore significativo e assolutamente rilevante.
Conclusione
Un naming impattante e accattivante è fondamentale per veicolare la unique value proposition del proprio brand. Non esiste chiaramente un unico modo per realizzarlo, molto infatti dipende dallo specifico contesto di business. È importate però essere creativi e trasmettere l’emozione giusta. Una volta definito questo, il resto verrà da sé.