In principio era il web. Uno, caotico, statico, in grado di raccogliere dati e informazioni attraverso pagine caricate in modo autonomo e disordinato dagli utenti (per lo più aziende e organizzazioni), con l’intento di veicolare i propri messaggi a potenziali fruitori. Proprio come fino ad allora era avvenuto con altri media, dalla carta stampata alla radio e alla TV, passando per i fax e poco altro. C’erano pochi che urlavano ad altrettanto pochi che cercavano di ascoltare.
In quel tempo pochissimi scrivevano, alcuni leggevano, raggiungendo a gran fatica quei pochi e spesso deludenti contenuti tramite link diretto, grazie a motori di ricerca tutt’altro che perfetti, attraverso link su altri siti, etc. Poi il web si è evoluto, i motori di ricerca (leggi Google e pochissimi altri) si sono perfezionati. Tutti gli utenti hanno avuto la possibilità di scrivere in rete, di commentare, di condividere contenuti di terzi o di crearne di propri, di interagire.
Quel caos disordinato che era il web dei primi tempi, ha così iniziato a prendere forma, in directory, forum, blog, social network, community, etc. Ma l’utente non ha mai perso la sua centralità, che nel tempo è stata sempre più esaltata, così come negli anni è migliorata la sua profilazione, la conoscenza che i motori di ricerca, i social media e tutte le risorse che egli utilizza hanno di lui. Era ed è sempre lui il protagonista, ma nel frattempo se ne è diffusa la consapevolezza, che per molto tempo ha latitato in molti degli attori della rete, che hanno preferito concentrarsi sul mezzo (nuovo e complesso) e su se stessi, piuttosto che sulle persone.
Così, nel tempo, la ricerca è diventata sempre più “passiva”, la pubblicità sempre più contestuale e personalizzata, al fine di raggiungere ciascun utente in funzione delle sue specifiche esigenze, quanto più possibile da anticipare. Il social è sempre più personal. Content is King, ma l’utente è sempre più sacro, degno di adulazione e di grande e personale attenzione. E le sue domande sono il punto di partenza, non più gli slogan e i claim delle aziende, ormai relegati ai media tradizionali e sempre meno efficaci.
Il precursore Yahoo! Answers, molto diverso dai protagonisti di questo post, ha fatto da apripista ad un nuovo paradigma e ad un nuovo modo di scrivere e di creare contenuti per la rete, che oggi hanno le carte in regola per funzionare solo se sono in grado di rispondere davvero, alle domande degli utenti, come sta iniziando a fare anche Jelly, la App pensata da Biz Stone, co-founder di Twitter. È da lì che si parte, dalle loro esigenze ed è su queste che ci si deve concentrare per scalare la rete e trovare una propria audience.
È questo il contesto in cui nascono Google MyAnswers e Google Now. E, più in generale, è questo il senso più profondo del progetto Google+, la piattaforma sociale di Big G che ha raccolto in questi primi tre anni di vita più critiche che consensi, restando a lungo un’incompresa e ce, in una logica evolutiva, rimarrà sempre un cantiere aperto.
Cos’è Google My Answers?
Big G lo spiega così:
“Now, just ask Google for your flights, reservations, package delivery info, and more.”
TRAD: “Ora chiedi a Google per le prenotazioni dei tuoi voli, per tracciare le tue spedizioni e per altro.”
Non solo più Google per cercare informazioni di terze parti, dunque, ma un motore di ricerca personale, che tiene memoria dei nostri impegni, dei nostri trasporti, delle nostre prenotazioni e di molto altro. E che soprattutto ci aiuta a “tracciarli”, integrando le informazioni fornite da noi con quelle in possesso dal motore di ricerca e con quelle fornite in tempo reale dai nostri contatti (non solo dagli utenti presenti nelle nostre cerchie) e dai fornitori di prodotti e servizi a cui ci siamo rivolti, comunicandoci eventuali ritardi, problemi o variazioni sulle nostre prenotazioni o impegni.
My Answers è stato reso disponibile anche in Italia a partire da dicembre 2013 e integra la Social Search, i nostri contenuti e Google Now. Anche da mobile, anche tramite ricerca vocale, Google ci permette di interrogare la nostra “personal cloud”, andando a reperire informazioni nella nostra rubrica, nella nostra agenda, tra le nostre mail, nella nostra galleria fotografica (le foto possono essere indicizzate in base a numerosi parametri), etc. Una volta c’erano la mamma, la segretaria o la moglie, per tutto questo, ora ci pensa Google, indicizzando ogni nostra informazione e restituendocela al momento giusto, arricchita di tutte le eventuali informazioni collaterali. E soprattutto senza noiosi e insopportabili commenti o rimbrotti (Google non è donna e non è Siri; OK Google!).
It’s easy, just tap the mic and ask Google your question
TRAD: “E’ semplice, attiva il microfono e chiedi a Google” e avrai così informazioni riservate solo a te stesso, sicure, perché erogate attraverso Secure Sockets Layer (SSL) e quindi criptate, in tempo reale e ove possibile o necessario integrate da dati esterni, eventualmente fornite dai tuoi referenti.
Comodo, pratico, perfettamente integrato con tutti i servizi dell’universo Google, My Answers rappresenta un nuovo modello per i motori di ricerca e ci aiuta anche a capire cosa avessero in mente, a Mountain View, quando hanno immaginato Google+ e Search Plus Your World (poi sfociato in My Answers): unire i puntini, rendere l’utente parte di un processo o di un servizio, insieme alla sua rete sociale, ai suoi interessi, ai suoi clienti e fornitori, alle sue abitudini e necessità quotidiane.
Ed è questo che Google sta perseguendo con lungimiranza ed eclettismo, muovendosi in tutti gli scenari tecnologici di un futuro sempre più imminente, dalla domotica alla realtà aumentata, dall’automazione all’intelligenza artificiale alla robotica.
Ma qual’è l’impatto di My Answer sul business e sugli investimenti di marketing? Come può essere sfruttata dalle aziende questa nuova funzionalità? La ricetta è sempre la stessa, quella che vale in generale per Google e per gli altri motori di ricerca: essere presenti dove occorre ed esserlo nel modo giusto, ad esempio utilizzando sul sito dati strutturati, per far comprendere al motore molto più di quello che riuscirebbe a dedurre dai contenuti.
Ma bisogna anche essere presenti su siti, portali e piattaforme autorevoli, da Wikipedia a Freebase, oltre che ovviamente su Google+; e su Google Local, se la nostra azienda ha dei punti vendita o degli sportelli al pubblico. Tutto questo serve ai motori di ricerca per reperire tutti i dati necessari da integrare nelle risposte agli utenti e per avere conferma che l’azienda di cui si sta parlando sia effettivamente la vostra e che quelli siano proprio i dati da restituire.
Cos’è Google Now?
Big G lo spiega così: “Google Now. Le informazioni giuste al momento giusto”. Disponibile su Android, iPhone e iPad, Google Now offre all’utente una serie di schede utili:
- traffico
- meteo
- trasporti pubblici
- voli
- attrazioni nelle vicinanze
- sport
- notizie
- prossimo appuntamento
- compleanni
- azioni in borsa
- prenotazione ristoranti
Non tutte le schede sono già disponibili in tutte le nazioni; maggiori informazioni sono disponibili su google.com/now.
Tutte queste schede sono attivabili sui propri dispositivi mobili e ci forniscono in modalità push tutte le informazioni di cui abbiamo necessità, integrandosi con la nostra agenda personale. La scheda traffico, ad esempio, ci restituisce il tempo di percorrenza stimato (in base al traffico e agli eventuali imprevisti o deviazioni di percorso) dei tragitti che dovremo affrontare durante la giornata, da dove ci troviamo a dove dobbiamo arrivare, avvertendoci per tempo di quando sia arrivato il momento di partire.
Unitamente a Google My Answers, questa funzionalità ci permette di “sentirci sempre a casa”, per dirla con Google, ovvero di muoverci in tutto il mondo con le stesse modalità organizzative e con la stessa disponibilità di informazioni in tempo reale. Informazioni, cui presto potremmo avere accesso attraverso dispositivi come i Google Glass, il cui concept deriva dall’utilizzo militare, in cui device di questo tipo sono appunto utilizzati per muoversi su territori sconosciuti e ostili e per collaborare in tempo reale con forze amiche di terra, di aria e di mare.
Google Now è un software di assistenza personale intelligente, estensione dell’applicazione nativa Google Search. Fu incluso per la prima volta nella versione 4.1 (Jelly Bean) di Android e supportato per la prima prova dal telefono cellulare Samsung Galaxy Nexus. (Fonte Wikipedia).
Ma quali opportunità può offrire Google Now alle aziende e al business e come si fa a coglierle? Vale lo stesso discorso fatto per per My Answers, la base di tutto è fornire a Google tutte le informazioni necessarie e in tempo reale affinché possano essere utilizzate nelle schede e diventare preziose fonti per il motore, quando deve aiutare gli utenti ad ottenere i necessari aggiornamenti.
Search è il padre e la madre di tutte queste innovazioni, ecco perché Google è un passo avanti a tutti. Ma la ricerca da sola non poteva bastare agli utenti, sempre più bombardati di stimoli, sempre più bisognosi di essere guidati in un mondo globale, complesso e senza più frontiere. Conoscerlo a fondo è la base di partenza e Google l’ha consolidata in 15 anni di leadership nel mondo della Search.
Oggi Google sa (quasi) tutto e la quadratura del cerchio è sapere tutto di ciascuno, cosa che il progetto G+ ha reso possibile, integrando tutti i servizi di Big G in un unico hub sociale, vera miniera d’oro per la fame di conoscenza del gigante di Mountain View.
La diffusione del mobile e dei relativi device ha fatto il resto, ma d’altro canto G+ nasce proprio e non a caso nell’era delle tecnologie cloud e del mobile, tasselli indispensabili di un puzzle di portata universale, che ben poco ha da invidiare ad altri progetti sociali, Facebook e Twitter su tutti, troppo diversi per poter essere anche lontanamente paragonati.