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Cash mob: la rivincita del local business

Tempo di lettura 3 minuti

Negli ultimi tempi stanno prendendo sempre più piede negli USA e nel mondo i cash mobs, che cominciano timidamente a diffondersi anche nel nostro paese. Un cash mob (sì, se il termine vi ricorda “flashmob” siete sulla buona strada) è la riunione di un gruppo di persone che si riuniscono presso un’impresa locale – tipicamente un negozio o una bottega – al fine di effettuare acquisti presso quell’esercizio.

Lo scopo è quello di sostenere gli small business locali e di supportarli con l’acquisto dei prodotti da loro offerti, per puntare sulla prossimità e sulla qualità e per evitare che essi siano costretti a chiudere. La nascita del fenomeno è recente: come ben spiegato da Wikipedia, il suo inventore – Chris Smith, blogger ed ingegnere di Buffalo – ha dato vita al primo cash mob nel luglio 2011.

Secondo la definizione data dallo stesso Smith, i cash mob rappresentano un fenomeno “anti Groupon”. Le regole sono poche e semplici, come spiegato su uno dei blog principali legati al fenomeno. Al di là delle questioni organizzative, sono tre gli scopi fondamentali di questi appuntamenti:

  1. divertirsi;
  2. incontrare almeno tre persone che non si conoscevano prima del cash mob;
  3. effettuare una spesa minima compresa di solito tra i 10$ e i 20$.

Obiettivi di networking e di sostegno all’economia locale si fondono dunque in un unico evento. La risonanza del fenomeno – favorita da Twitter e Facebook – ha fatto sì che si diffondesse piuttosto rapidamente negli Stati Uniti e in Canada, fino a ricevere l’attenzione anche di altri paesi. Il 24 marzo sarà celebrato in America il National Cash Mob Day (date un’occhiata su questo utilissimo sito per maggiori informazioni).

I cash mob hanno avuto il vantaggio di destare l’attenzione di molti utenti (e consumatori) nei confronti di tutti quegli esercizi locali – a volte anche molto antichi – che rischiano di scomparire a causa della pressione e dei prezzi vantaggiosi offerti da catene nazionali più grandi.

L’opportunità, offerta da Groupon e simili, di effettuare acquisti a costi veramente bassi ed iper-scontati ha inferto un duro colpo agli small business locali, colpo a cui i cashmobbers cercano di rispondere con acquisti di gruppo a prezzo pieno. Insomma, una sorta di responsabilizzazione dei consumatori che si traduce nel sostegno ai piccoli esercizi.

Il fenomeno diventa ancora più significativo in un contesto, qual è quello economico attuale, in cui la competizione rischia di far chiudere e di cancellare molte delle attività di business storicamente a conduzione familiare e che comunque hanno resistito all’avvento delle multinazionali. Ma i piccoli negozi locali hanno oggi un’arma in più da giocare: quella del coinvolgimento diretto dei propri clienti attraverso i social network, con l’obiettivo che i clienti diventino testimonial di un servizio e di una gamma di prodotti di alta qualità, garantiti dai propri negozianti di fiducia.

È questo il salto che si richiede ai piccoli negozi locali, per rimanere in vita e per battere una concorrenza incentrata esclusivamente sul prezzo basso. Offrire prodotti di alta qualità e stabilire un rapporto di fiducia con i consumatori, sono azioni che possono essere ricambiate non solo dalla fidelizzazione dei propri clienti, ma che possono tradursi – come nel caso dei cash mob – in azioni di sostegno concreto al business.

Fate in modo che i vostri clienti preferiscano i vostri prodotti ai supersconti modello Groupon: come? Offrite loro solo il meglio, dategli un’esperienza di acquisto unica, irripetibile presso qualunque altra grande catena.

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