Ancora una novità in casa Google; si chiama Schemer ed è in fase di betatest, quindi si può accedere a questo servizio soltanto su invito. Schemer, che stiamo già provando, è un progetto abbastanza semplice, ma sembra avere le caratteristiche per rappresentare a suo modo uno standard. Non c’è nulla di simile sul mercato, ma il servizio si basa su esigenze tipiche dei social e del web 2.0 (chi, cosa, dove) e strizza l’occhio alle aziende, puntando su un livello di profilazione utente sin qui inesplorato.
L’obiettivo di Schemer sembra chiaro: leggere nei desideri degli utenti e intercettare i loro bisogni molto prima della fase decisionale. Non è la “classica” lista dei desideri, ma qualcosa di più, perché lascia agli utenti la possibilità di creare i propri “schemi”, di taggarli e geolocalizzarli ed eventualmente di condividerli. “Keep track of what you want to do, pick something, and go! Get ideas from celebrities, experts, and friends“. Si tratta quindi di una to do list collettiva, interattiva e georeferenziata, in grado di generare interazione, collaborazione, ispirazione ed emulazione ma, soprattutto, capace di raccogliere preziose informazioni sugli utenti, in ottica contextual advertising, ma anche in termine di promozione / sponsorizzazione eventi / attività / servizi / prodotti da parte di esperti e celebrità. Il progetto nasce già con numerosi partner: Weekly, Food Network, IGN, LifeHacker, National Geographic, the U.S. Department of the Interior e Zagat.
Nuovo tassello di un puzzle complesso di servizi e prodotti by Google, Schemer si colloca in una posizione molto vicina a Google+, Maps e Places e permetterà di ottenere suggerimenti utili per svolgere nuove attività e impegnare il tempo libero. Idee e suggerimenti che saranno influenzati dalla posizione geografica, dalle proprie preferenze e dalla profilazione del proprio Google account, eventualmente “aumentata” dalle attività svolte su Google Plus. Il social network di Mountain View è già collegato a Schemer, anche se per il momento non si possono condividere gli schemi creati o interagire in altro modo oltre che aggiungere utenti alle proprie cerchie. Il senso del progetto è comunque chiaro; stimolare nuovi livelli di interazione e creare nuove opportunità di profilazione degli utenti, anche in termini collaborativi.
L’elemento “ispirazione”, inserito nel progetto come parametro fondamentale dell’attività degli utenti in Schemer, rappresenta un tassello importante e permetterà a Google di tenere conto sia del grado di influenza di un utente, sia delle reti che si formeranno sugli schemi, permettendo eventualmente di veicolare gli ads non soltanto in modo contestuale, ma anche attraverso i migliori influencer. E’ in questo che il progetto Google Plus e i suoi tasselli si differenziano sin dall’inizio dagli altri social già presenti e affermati sul mercato. Intanto per la base di partenza, che è sempre l’utente e le sue ricerche, ma soprattutto per la struttura, non più incentrata sul singolo utente ma sulle sue reti sociali (cerchie), che tendono a ricreare fedelmente i meccanismi della vita reale.
Per quel poco che si può comprendere da questo primo assaggio, Schemer sembra una conferma dell’impegno con cui Google sta affrontando la sfida dei social media, dalla prospettiva del leader indiscusso della search e con l’esperienza di chi sa portare gli utenti verso le proprie scelte e verso i propri “schemi”. Non si tratta di una rivoluzione, ma di un ulteriore passo in avanti verso un mondo che sembrava distante dal focus del colosso di Mountain View e che invece gli sembra sempre più congeniale, a riprova che il web non è una galassia di stelle diverse e lontane, ma casomai un oceano in cui si fondono liquidi di diversa natura, colore e sapore, ma tutti assolutamente compatibili e miscelabili tra loro.