Il virus è oramai ovunque diffuso su tutta la terra. La settimana scorsa qualcuno malignava che la rivolta in Iran fosse stata in qualche modo “agevolata” o gonfiata dai social media per aumentare la propria popolarità e diffusione nel mondo, piuttosto che per aiutare gli iraniani. Poi sono arrivati i temi di maturità su Twitter e Facebook ed oggi questi strumenti -ed il web in generale- si sono trovati intasati da milioni di messaggi per la morte di Michael Jackson. Non c’è dietrologia che tenga! Davvero la “statusphera” è diventata il modo di comunicare più utilizzato in ogni contesto e in tutto il mondo.
Alla faccia dello scetticismo dei CEO delle 100 principali aziende USA che, secondo una recente indagine di Uberceo.com non considerano questi canali interessanti per il proprio business! Sembra incredibile che qualcuno possa ancora non crederci -tantomeno personaggi di quel calibro-, ma tutto ormai passa attraverso i cinguettii di Twitter o gli status di Facebook e degli altri social network. Tra i vari “vado a mangiare, a dopo” o “vorrei essere al mare anziché in ufficio”, spuntano infatti notizie più aggiornate di quelle diffuse dalle agenzie di stampa, piccoli scoop e un generalizzato “live from everywhere” 24/7/365. Inutile storcere il naso o sentirsi sicuri dei vecchi metodi: il mondo è cambiato davvero e chi non sta al passo è destinato all’isolamento e all’insuccesso.