Avevo già parlato di questo interessante evento nei giorni scorsi, ieri il natcamp ha avuto effettivamente luogo all’isola di San Servolo dove si è parlato, e molto, di formazione e di web 2.0. Questo è un blog di management per il management quindi è mio compito arrivare ai dati sensibili per le imprese, cosa è emerso?
Tra i temi trattati uno è stato piuttosto trasversale, un nuovo studente / laureato (eufemisticamente studente 2.0) che cambia il proprio destino grazie alla creatività prima che alla tecnologia. Con il guru Gigi Cogo abbiamo discusso del concetto di web 2.0 e convenuto che in questo senso siamo di fronte ad un “cambio di marcia” o etichetta identitaria più che “all’insieme di tecnologie collaborative che facilitano la condivisione” giusto per immaginare una definizione. Essere 2.0 oggi significa sostanzialmente far su le maniche e partire in un progetto che permetta di emergere nel torbido mondo del lavoro. Natascia di Formanova ci ha piacevolmente stupito con un messaggio di speranza invitandoci a portare in azienda skill legate all’innovazione ben convinta che queste saranno premiate (se di fronte a noi qualcuno recepirà quanto diciamo)
Note dolenti, docenti 2.0 e stipendi 2.0? Ad oggi il vantaggio di investire sul proprio potenziale e su progetti che nessuno obbliga a fare (ma di sicuro valore aggiunto) è di certo uno strumento di self marketing ma non è forse giusto pretendere dalla controparte un riconoscimento di questo lavoro visto che tutto sommato “è facoltativo”. La sensazione emersa è che non esista una corrispondenza diretta tra progetti innovativi e retribuzioni dei promotori / partecipanti ma che, nel tempo, i nodi verranno al pettine e queste skill collaterali finiranno per avere un certo peso (in termini di contatti piuttosto che di commesse, chi lo sa..) voi che ne dite? Il web 2.0 è una bolla o prima o poi le aziende ne riconosceranno il valore e di conseguenza riconosceranno il valore di chi lo mastica?