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Il territorio e la start-up

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Il tema delle nuove imprese è sempre scottante, soprattutto per chi l’univeristà la ricorda ancora nitidamente ed ha fatto una tesi sui motori di ricerca, quindi su google, invidiando non poco Larry e Sergej (Page e Brin, fondatori di google) divenuti oramai amici dopo 8 mesi di studio delle loro abitudini e vocazioni, per comprendere cosa e come ha portato alla nascita di un business cosi florido.

Il mio miglior post di sempre in termini di rumore generato è di certo “google poteva nascere in Italia?”, pubblicato su marketingarena nel lontano febbraio.. ora il bravo Antonio Volpon mi fa pensare, con un ottimo post su fucinaweb, al ruolo delle start-up ed in particolare al concetto di humus territoriale.

Dal future of web apps di Londra Antonio porta a casa gli appunti di una disputa tra Paul Graham e Ryan Carson, figure vicine al mondo del venture capitalism, i quali dibattono sulla necessità o meno di un territorio ricettivo per dare vita ad una start-up di successo. Graham sostiente che la Silicon Valley è il posto giusto, e fa la differenza, in termini di indotto, competenze, esternalità , accesso ai contatti ed al capitale, in una parola humus. Carson dice che la differenza la fanno invece le idee, non i territori.

Antonio la pensa cosi:

Chi ha ragione? Probabilmente, come sempre, tutti e nessuno. Ritengo che far crescere una startup in Silicon Valley porti con sè qualche vantaggio se l´idea è buona, ma soprattutto innovativa. E sono convinto che lavorare in quel contesto permetta di chiarire le proprie idee e di confrontarsi su temi altrimenti solo ipotizzabili. Ma non è detto che una startup debba per forza essere venduta dopo sei mesi a Google, esiste forse qualche possibilità per realizzare idee in altri contesti (cioè luoghi), soprattutto se queste riguardano aspetti più legati all´intrattenimento e alla cultura, piuttosto che l´informatica ´spicciola´, come oggi succede per molte startup.

Io credo che il concetto da richiamare sia quello dei distretti (la S.Valley è un distretto) e che solo un visionario possa sostenere che la Silicon Valley è un luogo come un altro. Detto questo è anche giusto togliere il paraocchi, se Google e Yahoo sono nate in quella zona è anche grazie al fervore di un periodo che non è più, i libri di “storia della silicon valley” (che dura da 15-30 anni) parlano anche di clamorosi fallimenti. Le start up di altro tipo, culturali, manifatturiere, di servizi, turistiche, enogastronomiche, ma anche informatiche possono di certo nascere e prosperare anche altrove, la realtà è però che i grandi boom sono spesso americani.. i boom globali almeno. In questo caso però è forse una dimensione nazionale più che territoriale ad importare. Personalmente credo che l’idea possa fare la differenza, ma la nuova domanda è la seguente: se un’azienda come
Zooppa fosse nata nella Silicon Valley oggi avremo un nuovo google?

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