Un’immagine “scientificamente” condivisibile è composta di 5 ingredienti essenziali:
- emozione: se i tuoi lettori la “sentono”, la condivideranno;
- rilevanza: l’immagine deve non solo essere in sintonia con la tua nicchia, ma deve colpire anche la tua audience;
- colori: usare i colori giusti fa ottenere il massimo numero di condivisioni;
- caratteri tipografici: è importante scegliere un font che non solo sia bello, ma che esprima anche ciò che stai cercando di dire;
- hashtag e testo: devi usare le parole giuste, le frasi e gli hashtag che stimoleranno la tua audience a interagire.
Vediamo dunque questi ingredienti uno per uno, così da comprendere meglio come utilizzarli.
1. Emozione
L’immagine stessa dev’essere trattata come un contenuto; non come un contenuto qualsiasi, ma come un contenuto “epico“: che aggiunge un tocco di valore alla vita del tuo lettore. Perché è il contenuto epico quello che la gente ha voglia di condividere. Se si creano delle immagini solo perché si sente di doverlo fare, non si va da nessuna parte. Le immagini, a seconda dei casi, dovrebbero:
- rinforzare il messaggio;
- mostrare delle statistiche;
- fornire citazioni twittabili (o di valore);
- aggiungere profondità;
- andare al di sopra e oltre il contenuto che si è scritto.
Quindi, assicurati che le immagini che usi, o che crei, non siano presenti tanto per esserci. Trattale come contenuti e attribuisci grande valore a ciò che le accompagna.
Sono molti gli elementi che rendono un’immagine emozionalmente forte (e condivisibile):
- colori: gli studi sull’arte astratta hanno dimostrato che il modo in cui il colore è usato e distribuito in uno spazio influenza le emozioni che proviamo. Ad esempio, il nero induce emozioni che si collocano lungo lo spettro della disperazione, mentre i colori chiari e luminosi possono creare gioia e felicità (un bel post su Didatticarte ce ne fornisce un assaggio, a partire dalle scelte stilistiche di artisti contemporanei e meno recenti);
- scelta del font: è talmente importante che tratteremo quest’argomento nella sezione 4;
- complessità: parliamo di complessità emozionale. La ricerca (in particolare, una condotta da Fractl) mostra che più le immagini suscitano emozioni, più assumeranno carattere virale;
- ammirazione, interesse, serenità, meraviglia e stupore: le immagini che suscitano una di queste emozioni hanno le più alte probabilità di diventare virali, secondo quanto ha messo in luce una ricerca pubblicata dalla Harvard Business Review sulle campagne di marketing e sulle immagini associate.
Disegni semplici, emozioni grandi
Non è necessario essere un designer per creare solide immagini da condividere sui social media: ciò che serve è un po’ di conoscenza di come funziona il design e di cosa serve per fare qualcosa che la tua audience abbia voglia di condividere. Non c’è la formula magica, ma c’è un principio di design che, se seguito, può portare davvero lontano: la semplicità.
La psicologia del design insegna che le persone sono più reattive quando si trovano di fronte immagini o loghi caratterizzati da pulizia e semplicità, perché se si trovano di fronte troppe informazioni possono sentirsi sopraffatte e reagire con la fuga. Ad esempio, gli studi sui messaggi per dissuadere dal fumo hanno messo in luce che quando ai fumatori erano proposte troppe immagini o informazioni negative, era più probabile che continuassero a fumare, perché prestavano meno attenzione alle immagini. Design semplici, invece, riescono a farsi strada in mezzo al rumore e rendono il messaggio più semplice da afferrare.
Anche quella che segue è un’immagine semplice, elementare: due colori, un font e nulla più. Non c’è nulla da chiedersi sul messaggio.
Se ci fai caso, la maggior parte degli articoli con immagini che sono ampiamente condivise hanno in comune proprio la semplicità.
Jeff Bullas ha inventariato 10 tipi di post visuali che sono stati condivisi tantissimo sui social media. Ma come si fa ad essere semplici? Qualche suggerimento:
- meno è più: non dare alla tua audience troppa roba da guardare;
- concentrati sulla chiarezza: chiediti se il messaggio che stai cercando di creare è semplice da vedere;
- usa molto spazio bianco: lo spazio bianco non è spazio sprecato, al contrario può aggiungere potenza alle immagini;
- pochi filtri ed effetti: meno filtri ed effetti speciali si usano, meglio è;
- non aver paura di usare template già fatti: ci sono app (come Share As Image e Canva) che offrono template molto utili ai tuoi scopi.
Può essere molto utile anche conoscere le dimensioni per ciascuna piattaforma che si sta utilizzando (ne abbiamo parlato in un post precedente).
2. Rilevanza
Nel content marketing la rilevanza è importante. Accertati che ciò che stai facendo sia adatto a coloro per i quali lo stai facendo. Il 90% delle informazioni elaborate dal cervello sono di tipo visuale, e sono elaborate 60.000 volte più velocemente di qualsiasi cosa si legga. Questo significa che, quando il nostro cervello vede un’immagine, sta cercando di costruire i nessi tra ciò che stiamo vedendo e ciò che dovremmo vedere. Ovvero: sta cercando di stabilire se l’immagine è dotata di senso. Le immagini che spiccano ma non sono dotate di senso fanno fermare il lettore a guardarle, ma non lo inducono a condividerle. Una domanda per discriminare la rilevanza di un’immagine è: “Questa immagine è dotata di senso per la mia audience, tanto da spingerla a condividerla?”. Perché bisogna chiedersi come quell’immagine sarà guardata dalla community della nostra audience.
Quindi, bisogna fare un po’ di ricerca nella nostra nicchia e tra le “autorità” che condividono immagini, e tra le immagini che i loro follower condividono. Si può investire un po’ di tempo in questa piccola attività:
- aprire Twitter;
- trovare 5 “autorità” nella propria nicchia (o tra i propri concorrenti);
- guardare le immagini che loro condividono e che sono state ri-twittate;
- annotarsi le somiglianze tra quelle immagini;
- trovare quali corrispondenze hanno con il nostro contenuto.
Se invece non si è visuali, ovvero se si è una società con nulla di rilevante da fotografare, c’è comunque una cosa che si ha in comune con la propria audience: si è persone. E se si è una società che non riesce a trovare una rappresentazione visuale di ciò che si fa, si può sempre andare a colpo sicuro mostrando persone che si divertono a farlo.
Ad esempio, American Airlines ha considerato il fatto che le persone usano i suoi servizi ogni giorno, e ha pensato di fotografarle mentre trascorrono dei bei momenti sui suoi voli, come si vede da questo Tweet:
Le immagini astratte sono rilevanti?
Le immagini astratte – cioè i visual che comunicano attraverso la rappresentazione – sono parecchio usate nei social media, ma per stabilire se siano rilevanti o meno bisogna interrogarsi sul loro obiettivo. Kevan Lee, in in post in cui suggerisce come massimizzare l’engagement su Twitter, sostiene che i visual astratti possono generare impatto e condivisioni, poiché qualsiasi immagine è meglio di nessuna immagine (sempre attenendosi comunque alla regola della semplicità).
Tuttavia, se si è alla ricerca del massimo di condivisioni e di engagement, la scelta migliore è costituita da una semplice immagine esplicativa, in modo che il lettore debba fare il minimo sforzo per comprendere ciò che stai cercando di dire.
La rilevanza è negli occhi di chi guarda.
Ancora una volta, ricorda che le immagini che crei non devono essere quelle che tu vorresti condividere, ma quelle che la tua audience vorrebbe condividere. Quando stai scegliendo o creando le tue immagini, poniti queste domande:
- è adatta alla mia nicchia?
- è adatta al mio brand?
- è facile da capire?
- ha senso per la mia audience, tanto da essere condivisibile?
Se puoi rispondere sì a tutte queste domande, hai un’immagine rilevante cui la tua audience può reagire positivamente.
3. Colori
I colori sono potenti, tanto che l’85% delle ragioni per cui scegliamo di acquistare un prodotto dipende proprio dai colori (chi desidera qualche esempio può consultare un post su The Daily Egg, ricchissimo di esempi, mentre sulla psicologia dei colori vi è un bel paper che si può anche scaricare e che analizza l’impatto del colore sul marketing). Sono moltissime le ricerche sugli effetti del colore anche in diverse culture e luoghi geografici, come ad esempio un’infografica molto consultata e celebre su Pinterest.
Non vi è ancora molto, tuttavia, su come i colori influenzano le condivisioni da parte dei lettori. Proviamo a colmare questa lacuna segnalando una ricerca condotta da Saeideh Bakhshi per conto di Georgia Tech che ha esaminato oltre un milione di immagini su Pinterest tra il 2009 e il 2011, chiedendosi quali fossero i colori più trendy delle immagini con il più alto tasso di condivisione e quelli viceversa meno gettonati. I risultati:
- rosso, viola e rosa invitano alla condivisione. Perché questi tre colori stimolano emozioni carnali, viscerali, limbiche, come il fallimento o il desiderio, tanto negli uomini quanto nelle donne. I colori come il verde, il nero, il blu e il giallo, invece, sembrano ostacolare la condivisione.
Come usare questi colori nelle immagini
Sapere quali sono i colori che più stimolano la condivisione non significa automaticamente applicarli a tutte le proprie immagini. Piuttosto, si può provare a utilizzarli per creare degli effetti di risalto nelle immagini stesse. Per esempio, come in questa, dove il messaggio è forte ed è posto in grande risalto.
Se l’immagine non ha testo, invece, si possono applicare gli stessi principi come nei due esempi che seguono: facendo sì che il punto focale dell’immagine sia evidenziato dal colore…
…oppure giocando sul colore dello sfondo e degli oggetti in primo piano.
L’importante è non essere troppo smaccati: va bene usare questi colori, ma l’effetto non deve risultare forzato. A questa condizione si aumenteranno le proprie condivisioni senza danneggiare il contenuto. Nell’immagine che propongo qui sotto, ad esempio, la coerenza c’è tutta:
4. Caratteri tipografici
Il font non è solo una scelta di design: è il linguaggio del corpo della tua immagine. Dice un sacco di cose al tuo lettore senza che nemmeno se ne accorga.
L’immagine qui sopra, ad esempio, ci crea un certo disagio, perché siamo abituati ad associare un significato al tipo di carattere utilizzato. Tra l’altro, vi sono ricerche che mettono in relazione i font con gli orientamenti politici, con l’essere ottimista o pessimista, con il tempo che dedicheremo alla lettura di un articolo.
Con riguardo alla possibilità che l’immagine ottenga più condivisioni, dobbiamo guardare alle emozioni. Un font che crea emozioni può:
- motivare i lettori;
- indurre alla presa di decisioni;
- far condividere.
Di guide sulla scelta dei font ce ne sono molte, io suggerisco di consultare uno slideshow che contiene delle utili indicazioni sulla scelta del font giusto.
Lo scopo è quello di pensare al di là delle parole che si sono scritte e di assicurarsi che il font si abbini a ciò che si sta dicendo. Non è difficile come può sembrare. Ci sono tre passi fondamentali da compiere:
- decidere l’emozione da suscitare;
- creare i design tre volte: trovare tre font che piacciono e che siano coerenti con il messaggio. Poi, creare il design tre volte e metterli a confronto l’un l’altro. Magari nel mezzo fare anche una pausa caffè, per lasciar decantare la decisione;
- scegliere il font più leggibile: se la propria audience non lo riesce a leggere, sarà una battaglia perduta. Meglio evitare il font più carino e scegliere quello con il maggior potere sulla propria audience (ricordare ancora una volta che ciò che conta è l’occhio di chi guarda).
5. Hashtag e testo
Purtroppo non esiste una formula magica per il testo sulle immagini. Ci si può aiutare con queste domande:
- si adatta al mio layout?
- il font è adatto al messaggio?
- è rilevante?
- ai miei lettori importerà?
Più potente il messaggio, più alta sarà a probabilità che l’immagine sia condivisa. Ad esempio si può prendere la campagna britannica “This Girl Can“.
La strategia di marketing era semplice: usare immagini motivazionali di donne vere con un messaggio forte, in modo da diffondere il messaggio (e aumentare la consapevolezza) che vi sono donne che fanno sport ed esercizio fisico.
L’effetto è stato sbalorditivo sia sotto il profilo emozionale che sociale: 62.500 follower in meno di un anno e un altissimo engagement su tutti gli aggiornamenti.
Anche se il messaggio originale non è un hashtag sull’immagine, è comunque qualcosa che i follower usano quotidianamente. (Se si vuole qualche indicazione su quale tipo di contenuto viene più condiviso su Twitter, un post pubblicato lo scorso anno su Quicksprout è tuttora molto valido).
Che fare se invece non si ha un hashtag o un messaggio? Si possono utilizzare citazioni nella propria immagine, trasformando così un tweet tutto sommato banale in un’immagine di grande impatto. Prendete un messaggio che volete condividere e trasformatelo in un’immagine condivisibile sui social media, come questa:
In sintesi.
Un’immagine per essere condivisa ha bisogno di cinque elementi:
- emozione: la tua audience ha bisogno di sentire qualcosa quando guarda la tua immagine. Chiarisci con te stesso cosa vuoi farle provare;
- un layout semplice: fallo semplice, chiaro e facile da digerire e adotta un linguaggio visivo rilevante: le stock foto, i background e i filtri dovrebbero tutti avere senso e avere un legame con la tua nicchia o branding. Se così non è, non avrà senso per il lettore condividerli;
- i giusti colori: usa i colori che meglio si sintonizzano con il tuo brand, ma non dimenticare di usare il rosso, il viola e il rosa;
- un font potente: assicurati che le parole che usi si abbinino al font che scegli. Evita che la tua immagine veicoli il messaggio sbagliato;
- testo o hashtag: le citazioni sono le più potenti, ma avere un messaggio o un hashtag forte può creare un sacco di potenziale virale.
by Federica Trevisanello
Fonte: per questo articolo ho attinto a molti suggerimenti postati da James Johnson su BufferSocial, integrandoli e ampliandoli con altre fonti italiane e internazionali.
Foto di copertina di Miles Aldridge