Da tempo Google valorizza sempre più i contenuti di qualità quando si tratta di ranking nei risultati di ricerca, ma è difficile comprendere cosa significhi “qualità”. Una ricerca pubblicata di recente ci può essere d’aiuto.
Lo studio, condotto da Searchmetrics, ha esplorato i più importanti fattori di ranking utilizzati da Google e i risultati cui è pervenuta possono essere molto utili ai webmaster, a chi si occupa di SEO e ai content marketer, soprattutto se si considera che il modo in cui Google determina la qualità è in continua evoluzione.
Fornisco qui una sintesi di alcuni risultati, rinviando chi desidera i dettagli a consultare l’intero report (suggerisco di chiederlo a me se non vi volete registrare e se non desiderate fornire informazioni sulla vostra azienda o attività).
Secondo lo studio, alcuni segnali positivi, come il tempo trascorso su una pagina, stanno avendo un impatto progressivamente più significativo sui ranking. Questo significa che è più importante che mai coinvolgere il lettore. Avendo questo a mente, proverò a spiegare come perseguire un “contenuto di qualità” sul proprio sito web basandomi su alcuni degli esiti più rilevanti della ricerca.
1. Rendi il contenuto rilevante e leggibile
In base allo studio, sono cresciuti i fattori di ranking quali il conteggio delle parole e l’indice di leggibilità secondo la formula di Flesch. La lunghezza media dei testi delle top 30 pagine è cresciuta del 25% dal 2014, il che suggerisce che Google stia sempre più valutando i testi con una forma lunga.
Ad esempio, se nel 2014 le top 30 Landing page avevano una media di 902 parole, questo valore è cresciuto nel 2015, arrivando a una media di 1140.
Questo ha un suo perché: se il tuo contenuto è troppo breve, è assai improbabile che tu riesca ad andare a fondo in un argomento e, con così tanto contenuto con cui competere in questi giorni, chi pubblica deve offrire molto più di notizie brevi o informazioni che si limitano a un titolo.
Anche la leggibilità ovviamente conta: per quanto brillante possa essere il tuo contenuto, perderai presto l’attenzione delle persone se usi una sintassi involuta o un linguaggio contorto e inutilmente troppo settoriale.
2. Focalizzati sulla User eXperience
Non dovrebbe sorprendere l’impatto di una buona UX sui ranking di Google. Se il contenuto è ben strutturato e semplice da navigare, è meno probabile che le persone si stanchino e vadano altrove (1). Più tempo trascorso sulla pagina segnala a Google che il tuo contenuto è rilevante e interessante. Oggigiorno, tuttavia, non è sufficiente focalizzarsi sulla UX per desktop: assicurarsi che il sito funzioni bene anche su dispositivo mobile è tremendamente importante. Il 30% delle top 30 pagine si avvale del responsive design e ci si può attendere che questa tendenza cresca all’aumentare della popolarità del mobile.
3. Smetti di preoccuparti delle keyword
Molti di noi ricordano i secoli bui di internet, prima che Google desse un giro di vite alle tecniche furbesche di marketing digitale, per intenderci quelle che davano vita a frasi stipate di periodi privi di senso e di testi illeggibili scritti ad arte con lo scopo di posizionarsi in cima ai risultati di ricerca. Per fortuna quell’epoca è terminata e l’esito è un fiorire di contenuti gradevoli, leggibili e interessanti per un essere umano. I consumatori ne stanno beneficiando e i marketer stanno finalmente riprendendo a mettere all’opera il loro emisfero creativo.
Quando scrivi un contenuto, qualunque esso sia, il tuo primo obiettivo dovrebbe essere quello di fare in modo che sia pensato per essere utile e usabile da un essere umano; il che significa che dev’essere al tempo stesso leggibile e godibile.
Se il contenuto che stai scrivendo è effettivamente rilevante rispetto alle parole usate per la ricerca, dovrebbe naturalmente contenere keyword connesse a quell’argomento. Come si può veder dal grafico qui sotto, le 5 pagine top contengono assai meno keyword nel corpo del testo rispetto alle 5 successive.
4. Dai meno importanza ai backlink
Per descrivere cosa sta accadendo, sono costretta ad addentrarmi in un territorio molto familiare a chi si occupa di SEO e molto più ostico per altri. Sono anche costretta a scrivere in itanglish, ma tenterò di ridurlo il più possibile.
Ricordiamo che i backlink sono i collegamenti ipertestuali che puntano a una determinata pagina web, hanno un ruolo molto importante nel calcolo della popolarità di una pagina e sono sfruttati dai motori di ricerca all’interno degli algoritmi che generano la SERP. Un tempo i backlink si valutavano per quantità, mentre ora (dopo l’introduzione di Penguin) sono valutati per qualità e pertinenza.
Secondo lo studio che abbiamo esaminato, da un anno all’altro stanno diminuendo le correlazioni tra backlink e search ranking. Questo suggerisce che dedicarsi a una link building innaturale equivale a fare un cattivo uso del nostro tempo. Bisognerebbe invece concentrarsi sulla creazione del tipo di contenuto che le persone vorrebbero spontaneamente leggere e condividere.
I backlink con le keyword nell’anchor text sono diminuite significativamente, probabilmente come risultato dei tentativi di Google di combattere la link building artificiale. Un aspetto importante dei backlink, infatti, è l’anchor text, il testo che punta alla pagina di destinazione. Conviene mantenere un profilo di backlink il più naturale possibile, evitando anchor text troppo focalizzati su parole chiave di conversione.
Non è stato ancora definitivamente chiarito l’impatto delle condivisioni sociali sui search ranking, ma sicuramente c’è una correlazione tra le condivisioni e i posizionamenti nella SERP. Le pagine web che si trovano in prima posizione, ad esempio, hanno il doppio di segnali Facebook rispetto a quelle in seconda posizione.
Qualsiasi sia il link, più condivisioni ottiene il tuo contenuto, più saranno le persone raggiunte. Questo è importante non solo dal punto di vista della brand awareness ma anche come un modo per portare più traffico al tuo sito.
I segnali sociali per i marketer sono anche un buon modo di soppesare quanto i consumatori sono attratti dai loro contenuti. Se nessuno segnala “mi piace” o condivide il tuo contenuto, forse non è rilevante o interessante per l’audience che ti sei scelto.
Conclusioni
Si confermano cose che già sospettavamo: personalmente sarà da tre anni che sento insistere sulla qualità, e non trovo sconvolgenti i risultati di questa ricerca. Quello che viene mostrato, però, conferma che i marketer e i content avevano ragione quando impegnavano tanto del loro tempo e della loro fatica nel cercare di produrre contenuti che avessero un reale valore. Se questa tendenza proseguirà e sarà confermata nei prossimi anni a venire, sarà qualcosa di positivo sia per chi idea ed elabora contenuti (che sarà sempre più motivato a crescere e migliorare), sia per i lettori, che non saranno costretti a giostrarsi tra miriadi di contenuti duplicati e di bassa qualità e potranno facilmente accedere a ciò che stanno realmente cercando.
Note
(1) Interessante il post di Jack Simpson (autore per Econsultancy) che individua 12 elementi di una pagina blog user-friendly: lo consiglio a chi gestisce un blog.
By Federica Trevisanello
Questo articolo è stato originariamente scritto per la Playlist di Boraso del 05/08/2015