Esiste un Internet nascosta, una Rete invisibile ai motori di ricerca e di conseguenza oscurata anche agli occhi degli umani che ricercano la conoscenza in rete.
Google, e come lui tutti i motori di ricerca, non ci dicono tutta la verità sul Web, o meglio non sono in grado di farci vedere tutto quello che si cela nelle immense pieghe della Rete.
Come è noto a tutti infatti Google, come tutti i motori di ricerca, cercano e trovano i contenuti sui computer di tutto il mondo utilizzando degli “spider”, dei file che vengono lanciati nel Web dai motori stessi e che si spostano tra i link da un sito all’altro.
Va da se che se esistono dei contenuti che non sono linkati da nessuno come pagine ad accesso ristretto, repository audiovideo o database strutturati, la visibilità di questi dati è nulla così come la conoscenza che le masse possono avere dei suddetti dati.
Questa Internet occultata è chiamata dagli esperti “Web invisibile” o “Deep Web” e sembra essere diventata la nuova frontiera della ricerca online visto che i contenuti che vengono trovati oggi dai motori di ricerca sembrano essere la punta dell’iceberg rispetto a quelli che sono in realtà presenti in rete.
Ma come fare per scovare dei dati che fino ad oggi sono rimasti stealth?
“Per raggiungere tale obiettivo, i motori di nuova generazione dovrebbero acquisire la capacità di comprendere i termini di ricerca degli utenti e svolgere per conto di questi ultimi delle query all’interno dei database. Se per esempio un navigatore digita la parola “Genova”, il motore di ricerca dovrebbe mostrarsi in grado di riconoscere tutti i database che (plausibilmente) contengono informazioni sulla città (ad esempio guide di viaggio, o atlanti storici) nonché sapere come formulare delle query automatiche al loro interno.
E se dal punto di vista concettuale il problema appare relativamente lineare, in termini pratici le cose sono molto complesse”
Una cosa pare essere certa: dal Web non si è mai finito di imparare e la rivoluzione che stiamo vivendo, quella della digitalizzazione e della globalizzazione informativa, mostra giorno dopo giorno, paradossalmente, di essere soltanto all’inizio.