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Creating Emotions

Tempo di lettura 4 minuti

SitiWebMarketing incontra Dario Cherubino, Direttore Creativo di AzimutOnLine, blogger per passione. Dario si occupa di eventi e ci offre la sua visione su questo interessante argomento, a lui la parola.

Buongiorno Dario, ci parli un pò di te e di azimut? Come sei arrivato personalmente al management della creatività e degli eventi?

A dire la verità , praticamente per caso. I miei esordi sono stati la creazione e l’organizzazione di un raduno/evento di appassionati del genere del fantastico. Un esperimento amatoriale, chiamato Festa di Primavera. Avevo 19 anni. L’esperimento riuscì talmente bene che lo
ripetemmo l’anno successivo, e poi quello dopo ancora, e tramite passaparola cominciarono ad
arrivare sempre più persone, non solo da tutta Italia, ma anche da altre parti d’Europa. Quando
arrivò l’interesse della stampa e delle televisioni non si poteva più considerare una
produzione amatoriale in senso stretto.

Fu grazie alla risonanza data dalla stampa che fui contattato da un imprenditore locale che
necessitava di un nuovo direttore creativo per una importante agenzia di intrattenimento e
spettacoli. Non immaginavo nemmeno che se ne potesse fare un lavoro, della mia passione!
Accettai, naturalmente, e devo ammettere che in quel periodo ho fatto un duro ma essenziale
apprendistato.

Azimut arriva anni dopo, nella mia vita. Era nata con una concezione sicuramente diversa da
tutte le altre agenzie presenti in Sicilia: la produzione e realizzazione di eventi, intrattenimenti e spettacoli originali, interattivi e di nuova concezione, costruiti attorno alle specifiche esigenze di comunicazione del committente. A metà strada tra una società di spettacoli e un’agenzia di comunicazione alternativa. Per lo più, si rivolge a un ramo business, ma ammetto con piacere che abbiamo lavorato anche con enti pubblici e privati in cerca di qualcosa di veramente mai visto prima.

A che punto è il mercato degli eventi in Italia? E rispetto al resto del mondo?

Direi che la situazione italiana e quella del resto del mondo occidentale siano piuttosto simili.
Questo è davvero un mercato globale, dato che chi organizza questi eventi valuta contemporaneamente la possibilità di svolgerli a Roma come a Parigi, New York o Taormina.

Il mercato è in netta crescita. I dati dell’ultimo “Monitor degli Eventi in Italia” (ricerca Astra)
indicano una sempre maggiore fiducia nel media “evento” un po’ in tutte le categorie, dal lancio
di un nuovo prodotto all’incentivazione aziendale, dai roadshow ai congressi.

Noi di SWM siamo molto interessati a comprendere se e come queste nuove forme di relazione e comunicazione possono aiutare anche le piccole e medie imprese, a livello di target e a livello di costi, puoi aiutarci?

Il discorso sarebbe davvero troppo lungo per essere affrontato in poche righe. Mi accontenterò di dire che i costi della realizzazione di un evento (che sia promozionale, di incentivazione, o altro ancora) sono in generale molto più contenuti rispetto agli altri mezzi presenti sul mercato.
Essendo un momento di comunicazione diretta, sono la scelta migliore quando si vuole coinvolgere un target specifico (ad esempio, i propri clienti migliori, i propri dipendenti, opinion leader o perfino abitanti di una stessa area geografica ristretta) trasmettendo emozioni, la dove la comunicazione classica risulta più indifferenziata e anonima, e rischia di perdersi in mezzo a troppi altri messaggi.
Per questo, le forme di comunicazione alternative (che non sono solo gli eventi) sono un mezzo
utilizzabile anche e soprattutto dalle piccole e medie aziende che hanno bisogno di emergere in un mercato sempre più settoriale e specializzato.

Come si misura l’efficacia di un evento?

Calcolare il ROI (return on investment) di un evento non è affatto facile, e varia molto a
seconda dello scopo dell’evento stesso. Esistono casi semplici, legati al miglioramento di
dati sensibili riguardanti la vendita o il consumo di un bene. Se l’evento ha come fine la
pubblicizzazione di un nuovo sito internet, ad esempio, è possibile fare un calcolo valutando
l’incremento degli hit giornalieri. Ma nel caso in cui gli obiettivi siano più complessi (aumentare la brand awareness presso il pubblico, fidelizzare i clienti, incentivare i dipendenti), i risultati si potranno valutare solo in un periodo di tempo più lungo, e sarà comunque difficile scinderli da altre promozioni, pubblicità e azioni intraprese dal committente stesso o dai suoi concorrenti.
In questi casi, si valutano molti elementi insieme, dal numero di partecipanti alla rassegna stampa ottenuta, fino al livello di partecipazione emozionale, per ottenere una stima del ROI quanto più veritiera possibile. L’utilizzo di questionari è spesso una buona mossa per avere un feedback immediato dai partecipanti.

La fase di progettazione, senza voler carpire i segreti del mestiere, è complicata?

Il punto di partenza è sempre quello di individuare le esigenze del committente:l’obiettivo da raggiungere, innanzitutto, ma anche il tempo, la località prescelta (se c’è già ), il numero e l’età media dei partecipanti, fino ad arrivare al budget a disposizione. Normalmente noi poniamo quante più domande possibile proprio per essere sicuri di costruire un progetto Spesso il committente non sa rispondere alle nostre domande, e allora siamo noi a proporre varie alternative. E’ una prima fase di raccolta informazioni e soprattutto di confronto.

La creatività viene quindi sospinta su questi rigidi binari in una fase di brainstorming interno
all’azienda, dove si buttano giù più idee possibili. Solo in seguito si opera una prima scrematura,
basandosi sulla realizzabilità e sull’efficacia delle varie idee.
In questa fase, è solo l’esperienza sul campo che permette di distinguere le idee belle sulla carta
ma che rischiano di non avere il successo sperato, da quelle che invece centreranno gli obiettivi
prefissati.

Si opera quindi una cernita delle professionalità necessarie a portare avanti il progetto: artisti,
tecnici, personale per l’accoglienza e di supporto, ecc. Una volta ottenuto il placet del committente, si passa alla parte di progettazione pratica, e alle prove insieme allo staff creato per l’occasione, proprio come se fosse una grande produzione teatrale. Si valutano tutti gli inconvenienti che possano compromettere il progetto, e si prendono adeguati provvedimenti (se una videoproiezione è fondamentale, ad esempio, si tiene un videoproiettore di scorta per tutte le evenienze).

Infine, si va in scena. E si incrociano le dita.

Che tipo di risorse umane servono per progettare e mettere in scena un evento?

Dalla domanda precedente, sicuramente apparirà chiaro che le risorse umane di cui ci serviamo
sono estremamente variabili. In generale, serve un nutrito catalogo di artisti di ogni genere, dai musicisti ai giocolieri, dagli attori ai cantanti lirici. Con un sempre crescente numero di eventi
organizzati da organizzazioni straniere in Italia, cresce anche la richiesta di personale capace di
parlare fluentemente più di una lingua.

Abbiamo la percezione che il sud sia una realtà molto più attiva nel campo della creatività , puoi confermare?

A dire il vero, direi proprio di no. Sebbene Azimut – creating emotions sia una realtà
piuttosto unica nel panorama peninsulare (a mia conoscenza ci sono solo 3 altre società che
operano esattamente nel nostro campo, in Italia), la maggior parte delle agenzie che si occupano di eventi e comunicazione si trovano a Roma o Milano.

Chiudiamo Ringraziando Dario per la disponibilità invitandovi a visitare il suo interessantissimo blog

Scrivimi: giorgio.soffiato@boraso.com

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