Ormai quello che si dice in giro è quasi univoco: i social network uccideranno i blog.
Ma perché questa idea serpeggia per la Rete?
Fino a non troppo tempo fa, i blog erano visti come la punta di diamante, la parte più avanzata dell’Internet collaborativo, partecipato e “dal basso”. Il punto più estremo dell’ormai noto Web 2.0.
Poi si è iniziato a sentir parlare di social network, di questi siti che offrono servizi di aggregazione rivoluzionari, che danno la possibilità di essere in contatto, in tempo reale, con una intera comunity.
Ecco che il mondo cambia e si ribalta di nuovo.
I blog vengono visti come il vecchio, il passato stagnante della comunicazione verbale e stantia, per altro quasi a senso unico. La gente inizia a dire: “perchè devo commentare un post quando posso partecipare ad una comunity paritaria in cui tutti siamo uguali ed abbiamo lo stesso potere divulgativo?”.
E Facebook, il social più di moda del momento cresce a dismisura: la gente non parla d’altro che di Facebook.
Si scambiano informazioni veloci, flessibili e se vogliamo dozzinali: decine di applicazioni rendono la piattaforma completa e potente, consentendo a tutti di sapere tutto di tutti gli altri… in tempo reale.
Ma proprio nella modalità di informazione risiede il punto forte ma allo stesso tempo debole dei social.
Se un blog permette di articolare concetti complessi all’interno di un contenitore semplice, i social veicolano concetti estremamente semplici in un contenitore relativamente complesso.
I network sociali non uccideranno i blog più di quanto i blog abbiano ucciso le testate giornalistiche.
Il futuro dell’informazione sta nell’integrazione e nel pluralismo della stessa. L’integrazione delle modalità informative sarà il futuro del Web ma niente, almeno per ora, è destinato a morire, ma solo ad evolversi.