Poco più di un anno è passato, dal 28 giugno del 2011, data di lancio di Google Plus, ma sembra essere andato via molto più tempo. In giro per la rete continuo a sentire “smanettoni” e professionisti del settore che, come nei primi mesi dal debutto, bollano il progetto di Google come l’ennesimo “social flop” di Mountain View, il terzo ed inevitabile #epicfail dopo Buzz e Wave, che pure, per molti versi, sembrano quasi sopravvivere in questa nuova creatura. Una creatura appena nata, com’era Facebook nel 2005, ma dalla quale si pretendono già prestazioni degne di un veterano.
Le critiche più frequenti sono legate allo scarso numero di iscritti e al fatto che quasi tutti siano utenti evoluti, se non addirittura professionisti del web. Si continua a dire che la “casalinga di Voghera” non lascerà mai Facebook, che ormai ha quasi imparato ad utilizzare, per il social network di Google, ma a ben vedere, l’errore di prospettiva è tutto qui. Sebbene sia Google stesso a definirlo tale, limitare il progetto Google Plus alla definizione di social network è estremamente riduttivo, secondo il mio parere. Per come la vedo io Google sta dando vita al “nuovo web”, invece (web 3.0?). Un web che punta forte sulle potenzialità sociali della rete e che, come è giusto che sia, mette gli utenti al centro di tutto, regalandogli strumenti e tecnologie per fare un sacco di cose.
Credo davvero che Google stia facendo centro, e il fatto che anche Facebook stia implementando soluzioni ispirate a questa nuova piattaforma (penso all’abbinamento eventi / calendario, ad esempio) ne è la conferma. Dimenticate il web com’era, quello in cui la gente si connetteva alla rete dal portale legato al proprio indirizzo mail e poi navigava da un sito all’altro cercando qualcosa nel portale stesso o sui motori di ricerca, salvo poi accedere ad altri servizi: dapprima chat e forum, poi i social e tutto il resto.
Il web del futuro (che è già qui) “scaturirà” invece dal proprio account social e il punto di partenza sarà una piattaforma che integrerà tutti i servizi che ci servono, proprio come sta iniziando ad accadere su Google Plus, enfant prodige di questo nuovo web, altro che brocco destinato al fallimento! Sarà un web estremamente votato al mobile, crossmediale e sempre più integrato con tutte le tecnologie e con tutte le piattaforme e servizi. Un web pervasivo, invadente, capace di interpretare le nostre necessità e i nostri desideri e di avvicinarci ai nostri sogni in modo sempre più realistico, forse addirittura reale (dalla realtà virtuale alla virtualità reale?).
Quella che Google Plus sta preparando, ne sono convinto, è una rivoluzione che farà impallidire addirittura quella legata alla nascita stessa del web, che risale a poco più di 20 anni fa. Quelle gettate allora, non furono che le fondamenta di quanto vedremo tra pochissimi anni (tra i 2 e i 5, secondo me), quando la dimensione reale e quella virtuale combaceranno e si sovrapporranno grazie a tecnologie come la realtà aumentata, regalandoci un mondo ricco di informazioni, opportunità, connessioni, suggestioni e nuove modalità di interazione. Sarà il mondo della domotica evoluta, grazie a internet degli oggetti, il mondo delle smart cities, delle energie rinnovabili, dell’intelligenza collettiva e forse anche di una nuova e più profonda coscienza sociale.
Vaneggiamenti di un evangelist senza licenza? Può darsi, ma se non sarà Google Plus a dar vita a quel web e a quella realtà, non vedo chi altri potrebbe riuscirci. La realtà che immagino assomiglia un po’ a certe scene di “Minority Report” di Steven Spielberg, in cui la tecnologia si fonderà con gli esseri umani dando loro capacità oggi inimmaginabili. Più banalmente immagino gli adwords di Google che escono dal motore di ricerca e “invadono” la realtà in modo geolocalizzato, contestualizzato e personalizzato, anticipando le nostre ricerche e ricordandoci di acquistare cose di cui abbiamo bisogno, magari guidati dal frigorifero intelligente o da un armadio programmato per il cambio di stagione. Immagino un viaggio in cui la sola preoccupazione sia quella di guardarsi intorno e di divertirsi, perché tutto il resto ci aspetta dentro i nostri device o nelle lenti dei nostri occhiali grazie a Google Local, dalla prenotazione del ristorante alla scelta dell’albergo, in tempo reale e senza troppi “sbattimenti”.
Ecco, quello che continuo a suggerire a colleghi e amici che criticano Google Plus guardandolo oggi, così com’è, è di farsi un giro nel futuro immaginando il web di domani. Sono certo che molti di loro converranno con me: il “social network” di Big G è quanto di più vicino si possa immaginare, a quel futuro.