La malattia che sta affliggendo il web design e che lo ha ridotto al lumicino è quella dell’irrilevanza. Le stesse pagine web non sono più il centro dell’esperienza Internet e questa è la ragione per cui i designer devono darsi una mossa e affrontare le prossime sfide – prodotti ed ecosistemi – se vogliono continuare ad essere rilevanti.
Questo è quanto sostiene Sergio Nouvel, web designer, imprenditore e tra le varie esperienze co-fondatore della piattaforma Get On Board per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro in alcuni paesi dell’America Latina.
Nouvel non rimpiange i bei tempi andati, anzi, in un post pubblicato di recente su UX Magazine, pronuncia la sentenza di morte del web design sostenendo che questo ha ormai esaurito tutte le sue possibilità e che l’emergente combinazione di tecnologia e trend culturali mette il luce la necessità di un approccio più ampio.
Iniziamo dai sintomi della malattia.
Primo sintomo: l’ampia disponibilità a basso costo tramite i template
La maggior parte dei contenuti che oggi si vedono sul web poggiano su strutture, piattaforme o servizi – tipo WordPress, Blogger, Drupal – che forniscono una base di partenza e una serie di scorciatoie, tali per cui creare un sito web richiede molto poco tempo, mentre creare i contenuti richiede tempo.
La conseguenza dell’ubiquità di questi framework è che vi è un mondo di template gratuiti o a pagamento che consentono di partire in pochi minuti alla realizzazione di un design dall’aria professionale. Perché assumere un web designer quando utilizzando un template si può ottenere un design sufficientemente accettabile per una frazione del costo del web designer? Di fatto, molti web designer (specialmente quelli nella fascia più economica) non fanno altro che prendere un template semi-lavorato e farci delle piccole personalizzazioni.
In ogni caso, se la vostra pagina web è di tipo standard, informativo, c’è sicuramente da qualche parte un template che fa al caso vostro.
Secondo sintomo: i Web Design Pattern sono maturi
Difficile nominare l’ultima vera innovazione nel web design: persino il responsive design ormai può essere considerato vecchio. Il web possiede tutti i componenti di interfaccia utente e i pattern [1] che possono servire sul momento. Questa è la ragione per cui negli ultimi tempi non si vede molta innovazione nei web pattern.
Questa maturità è un bene per gli utenti: troveranno consistenza nel loro uso quotidiano del web. I form per il checkout, i carrelli acquisti, le pagine di login si comporteranno tutti allo stesso modo. Cercare di essere creativi a questo punto è inutile se non dannoso.
Terzo sintomo: automazione e Intelligenza Artificiale stanno già svolgendo il loro compito
C’è una nuova tendenza, cui probabilmente ha dato vita The Grid. Si tratta di un servizio per costruire siti web che fa basare alcune decisioni di design – quelle semantiche – sull’intelligenza artificiale. Analizza il tuo contenuto e individua i migliori layout, colori, font e immagini per il tuo sito. Usando dei design di base scelti con intelligenza, è difficile sbagliare e il risultato sarà probabilmente migliore di quello che potrebbe realizzare un web designer medio.
Quando qualcosa può essere automatizzato con successo, significa che le sue pratiche e i suoi standard sono sufficientemente consolidati da non aver bisogno di troppo intervento da parte dell’uomo. Questo è solo l’inizio. Ci sarà un’aspra lotta per stabilire quale service sarà in grado di fornire i migliori design, in tempi più rapidi e con minore intervento umano.
Quarto sintomo: le pagine Facebook come nuova homepage della piccola impresa
Alla fine degli anni ’90 le imprese che guardavano avanti compravano i loro domini .com, acquistavano costosi piani di hosting e assumevano un “web master” per avere “la” pagina web, quella che li avrebbe resi visibili al resto di Internet. Nel 2005, la creazione di un sito con Blogger o WordPress.com era già più che sufficiente se dovevate avviare una piccola attività (ed era anche veloce e gratuito).
Oggi, questa funzione è stata superata dalle pagine Facebook. Sono gratuite, pensate per essere virali, offrono strumenti potentissimi che una decade fa erano accessibili solo alle grandi imprese e sono semplici da predisporre quanto la pagina del proprio profilo personale. Sono così efficienti nel dare visibilità a un business visibile che stanno rendendo inutili le pagine web di base.
Quinto sintomo: il mobile sta uccidendo il web
Quante volte vi capita di visitare un sito web dal vostro dispositivo mobile digitando l’indirizzo? Probabilmente solo quando non avete la app. Oggi giorno le persone non sembrano pensare molto in termini di pagine web: pensano a brand digitali, il che perlopiù si traduce in app o iscrizioni (life, follow, ecc.). Questo è il motivo per cui la maggior parte dei grandi siti web, blog e portali stanno pressandovi perché scarichiate la app mobile (“lontano dalla home, lontano dal cuore”…).
Il web mobile è sempre stato lento e scomodo. Digitare gli indirizzi è strano. Navigare tra i tasti è strano. I nostri dispositivi mobile dalle prestazioni limitate e i network saturi di dati non aiutano a creare una web experience priva di asperità come quella che abbiamo su desktop.
Per quanto di vitale importanza sia il web design, esso può solo garantire che l’utente veda la vostra pagina in un dispositivo mobile, se mai la troverà al primo posto. Mentre lo spazio ridotto nella mente dell’utente sarà già in buona parte occupato dalle app.
La crescita dei Web Service e del contenuto che trova te
Il punto è che abbiamo bisogno di meno pagine web, non di più. Ci sono già troppi che stanno facendo a gara per conquistare la nostra attenzione e che in modo egoista presuppongono che abbiamo tutto il tempo del mondo per chiudere annunci pop-up, esplorare gerarchie di navigazione, essere abbagliati dalle transizioni, dagli intro e dagli effetti speciali.
Ciò che davvero conta non è come si dispongono gli oggetti su una pagina: è il contenuto, nei termini dello specifico bisogno di un utente. Questo è il motivo per cui Google sta iniziando a mostrare dei veri contenuti in alcuni risultati di ricerca, senza che noi si debba visitare un’altra pagina. Un esempio: se su Google cerchiamo un ristorante vicino al nostro dispositivo mobile, i risultati di ricerca includono un “bottone” per chiamare direttamente. Senza neppure bisogno di visitare la pagina. L’ego del designer della pagina, e il contatore delle visite, ne soffriranno un po’, ma in definitiva è migliorata l’esperienza utente.
Le cose stanno andando nella direzione di assistenti digitali tipo Siri, e specialmente delle nuove modifiche annunciate da Google Now per Android M: lo scopo è quello di fornire all’utente il preciso pezzo d’informazione di cui ha bisogno e quando ne ha bisogno. Questo comporta uno slittamento dalle pagine web ai servizi web: bit di informazioni auto-sufficienti che possono essere combinati ad altri servizi per fornire valore. Così, se si sta cercando un ristorante, si avranno le recensioni da Foursquare o da Yelp, le direzioni da Google Maps e le condizioni del traffico da Waze.
Ancora di più: stiamo andando verso un modello di consumo di contenuti push-based, dove le giuste informazioni arrivano senza che tu nemmeno le abbia richieste. Ad esempio, Google Now, ti indica quanto in anticipo devi partire per arrivare puntuale alla riunione. Tutto questo sta già accadendo grazie alle API – interfacce che permettono ad altri servizi di interagire con i tuoi dati. In questo mondo, le pagine web non sono richieste affatto.
Questo non significa che le le pagine web moriranno – sopravviveranno ancora a lungo perché sono (e a condizione di continuare ad essere) utili. Ma lì non vi è più nulla di interessante per i designer. Sono una commodity e un medium, non sono più la condizione di default per prodotti digitali e aziende.
Le pagine web sono contenuto statico che ha bisogno di essere trovato e visitato (pull-based). Ma nell’emergente paradigma push-based è il contenuto che trova te. Attraverso i dati ottenuti dal tuo contesto, dalla tua attività, e persino dalle tue biometriche, contenuti e strumenti ti si presenteranno da soli in modo intelligente quando è più probabile che tu ne abbia bisogno.
Questa è la cosa che caratterizza i nuovi smartwatch: ottengono dati dal tuo corpo e ti mostrano proattivamente piccolissimi bit d’informazione su cui il tuo cervello si possa impegnare. La tecnologia sta già facendo grandi passi per scomparire dalla nostra vista. Dove tutto questo ci porterà ancora non lo sappiamo.
Il Web Design è morto, lunga vita allo UX Design
C’è una buona notizia: i designer sono molto lontani dall’essere obsoleti. Al contrario, si può vedere che la richiesta di UX designer è ancora in crescita, e sembra che in questo periodo tutti stiano ridisegnando i loro prodotti digitali.
Questo slittamento dal web design all’experience design è causato dal passaggio dalle pagine web ai prodotti digitali, agli strumenti, agli ecosistemi. Le pagine web sono parte di qualcosa di molto più grande; le app mobile, le API, la presenza sui social media, la Seo, i canali di customer service e le localizzazioni fisiche: tutto ciò permea l’esperienza che un utente fa di un brand, di un prodotto, di un servizio. Fingere che si possa condurre un’attività o produrre valore solo avendo cura del canale web è ingenuo nel migliore dei casi, dannoso nel peggiore.
Ciascuno di questi touchpoint ha bisogno di essere disegnato, progettato e gestito. Questa è un’attività che continuerà ad esistere, a prescindere dal canale. Avremo ancora bisogno di esperienze coerenti e di contenuti di valore incorporati nei climatizzatori smart, nei dispositivi di realtà virtuale, nelle lenti a contatto elettroniche, in qualsiasi altra cosa sarà inventata nei prossimi decenni.
Di fatto, man mano che la tecnologia finisce sullo sfondo, tutto ciò che vediamo è il valore che essa trasmette. I designer che vogliono rimanere sulla cresta dell’onda devono diventare esperti nella gestione del contenuto e del valore attraverso diversi canali.
E’ tempo di crescere, perché siamo stati parte del problema: abbiamo contribuito alla nascita di pagine web ipocrite, che pensano di meritare di essere viste e premiate solo per il tempo che è stato dedicato alla loro creazione.
Ora più che mai, in un mondo sommerso dal rumore cognitivo, il mondo ha bisogno di ecosistemi informativi semplici, intelligenti e integrati. Prima i designer abbracciano questo bisogno, prima saremo pronti per il futuro.
Note
[1] “A design pattern refers to a reusable and applicable solution to general real-world problems. For example, a solution for navigating around a website is site navigation (a list of links that point to different sections of the site), a solution for displaying content in a compact space are module tabs.
There are many ways to tackle a specific requirement – and as a designer – the most important thing you can do is selecting the option that best reflects the needs of your users.” (Questa definizione è tratta da Smashing Magazine, che contiene un articolo con oltre 40 tra siti, gallerie, pubblicazioni online e librerie dedicati alla condivisione di informazioni e all’esplorazione di concetti attinenti i design pattern di interfaccia utente).
by Federica Trevisanello