Internet come database dei nostri ricordi. Molti degli utenti che navigano per la rete o hanno un loro blog personale o passano molto tempo a leggere i blog di persone a loro sconosciuti. Il motivo? Interesse, esibizionismo, sfogo.
´ Se un albero cade nella foresta e nessuno lo vede, quest´albero è veramente caduto?´
Una citazione filosofica che ben si adatta, seppure con qualche distinguo, al mondo web e a internet. Infatti potremmo ben dire oggi ´ su una persona non è nella rete, esiste davvero?´
Il dibattito su questa frase potrebbe richiedere una quantità di libri che nemmeno su Google sono mai stati scritti quindi mi limito a dire la mia.
Internet ha avvicinato a noi mondi nemmeno immaginabili, ci ha fatto conoscere persone che non avremmo mai potuto conoscere, ma ha fatto anche si che tutto ciò che non è in rete per noi non esiste.
Non posso sapere nulla della condizione di vita dei cittadini nepaliani ma posso sapere ogni cosa dell´adolescente che racconta la sua vita in un blog.
Questione di possibilità , direbbe qualcuno; questione di audience, direbbe qualcun altro.
Proprio nell´infinità di blog che popolano la rete, sono giunto a un blog molto particolare che è stata fonte di una profonda riflessione: il blog di una signora australiana di 107 anni..dal titolo ´ the life of Riley´non è altro che un diario online dei ricordi della anziana signora, un diario con i suoi amori, con foto in bianco e nero, della sua vita quotidiana, delle sue passioni.
Un blog come tanti altri se a scriverlo non fosse un´allegra signora di 107 anni.
La mia riflessione parte proprio da questo.
Agli albori siamo entrati nel web 1.0, in un mondo che andava verso la digitalizzazione dei contenuti testuali; ora viviamo nell´ormai noto web 2.0, che riesce a digitalizzare contenuti multimediali.
Presa coscienza delle nostre capacità , stiamo andando, consciamente o meno, verso un web 3.0 (o almeno 2.5): la digitalizzazione dei sentimenti e dei ricordi.
Unendo la capacità testuali a quelle multimediali siamo ormai in grado di ricreare la memoria collettiva e individuale. La memoria di quelle persone che hanno tanto da offrire e anche di quelle che hanno poco o nulla. Possiamo rivivere la II guerra mondiale anche se non abbiamo un nonno che l´ha vissuta: basta il web.
Sembra che internet sia la nostra memoria, la nostra fonte di informazioni, passate, presenti e future.
MA.
Se questo ragionamento vi è sembrato apocalittico, ciò che seguirà non sarà da meno. Altresì per voi saranno cose gia note.
La memoria online è governata non dal nostro cervello bensi dai motori di ricerca, con tutte (poche) pecche possibili.
I motori di ricerca indicizzano le pagine e i contenuti secondo un sistema di rilevanza e possono anche non indicizzare pagine non rilevati dagli ´ spider´(che viene mandato in giro per i siti a scovare quelli nuovi e i loro cambiamenti).
I motori di ricerca per quanto più completi della nostra memoria fisica e di qualsiasi libro non raccolgo tutto l´umano sapere ne tutto l´umano sapere disponibile in rete; ancora più rilevante è il fatto che attribuiscano loro un valore ai contenuti che noi andremo a cercare, privandoci, a causa della nostra pigrizia, di quei risultati in pagine troppo remote per essere viste.
In conclusione, internet è la nostra memoria,tuttavia essendo sempre noi a interagire con la rete, non riusciamo a superare i limiti della nostra razionalità limitata, privandoci cosi di una quantità di informazioni, più o meno rilevanti.
Internet è anche il nostro diario, che rivela agli altri la nostra esistenza, lasciando i nostri ricordi, i nostri sentimenti in maniera indelebile (o quasi) agli altri.
Internet è il nostro buco della serratura, dove guardare gli altri senza essere visti.
Per l’immagine: pixwares.com
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