C’è una nuova categoria di persone che rivendica un ruolo nella nostra società, accanto agli anziani, agli adulti, ai giovani, ai bambini… sono gli “screenagers”, nati meno di 16 anni fa insieme al Web e cresciuti con le nuove tecnologie, dal pc al cellulare.
Hanno straordinarie potenzialità, sono multitasking (cioè possono fare più cose contemporaneamente), sono transculturali, globali e aggreganti virtualmente.
Questi ragazzi che vivono in Rete presentano addirittura differenze neurologiche rispetto alle generazioni precedenti, sottoposte a stimoli ed abitudini diverse.
In Corea il 51% dei bambini tra 2 e 5 anni usa Internet.
In Italia dobbiamo ancora prendere atto dell’esistenza degli screenagers e dobbiamo renderci conto del grande divario che si sta creando tra le loro esigenze e i nostri metodi educativi e formativi: a scuola bambini e ragazzi si annoiano perché si trovano spaesati in un mondo arretrato che non prevede schermi e connessioni, in istituti che non sono in grado di offrire loro nemmeno una lavagna multimediale.
Attraverso il Web riescono ad esprimere il loro più alto valore sociale e creativo: la prima esigenza è quella di aprire l’accesso ad Internet e non di chiuderlo.