Purtroppo non capita spesso, ma ci sono occasioni in cui i motori di ricerca si dimostrano davvero capaci di attribuire il giusto peso ad una pagina web, indipendentemente dal lavoro svolto dai SEO. Sembra proprio essere il caso della pagina della Open Office Conference, la Conferenza Mondiale degli Sviluppatori Open Office, che si svolgerà ad Orvieto il 3-4-5 Novembre 2009.
Google ha indicizzato molto bene questa pagina, tanto che gli utenti inglesi la trovano in prima pagina con la chiave di ricerca “Orvieto“, come se si trattasse del famoso “Pozzo di San Patrizio” o del Duomo, il tutto in pochissimo tempo. Magia del SEO? In questo caso direi di no. Anzi, mi sembra la dimostrazione più lampante che i motori di ricerca non sono così stupidi come ci piace dipingerli.
Perché quella pagina su Orvieto piace così tanto a Google, in un sito che di Orvieto ne parla solamente in quella occasione e che di certo non si occupa né di geografia, né di turismo né di Italia? La risposta sembrerebbe banale, ma lo è molto meno di quanto appaia. E, soprattutto, la “lezione” che ne deriva è davvero esemplare, perché in un colpo solo consente di comprendere meccanismi del web marketing che troppo spesso sfuggono agli addetti ai lavori e ai loro committenti.
Cosa porta a questo risultato, dunque? Intanto è chiaro che gli algoritmi delle SERP di Google hanno “pesato” nel giusto modo l’autorevolezza della pagina di Open Office. In secondo luogo, data l’importanza della conference, molte pagine web da tutto il mondo puntano alla parola “Orvieto” linkando a quella pagina e tra questi siti già ben posizionati e autorevoli rispetto alla keyword stessa, oltre che rispetto ad Open Office. Tanto basta, a dispetto di chi vede i SEO come dei maghi in grado di ribaltare il naturale ordine delle cose.
Ma come detto all’inizio non è sempre domenica e non è quasi mai “Orvieto”, nella routine del nostro lavoro. Al contrario, la bravura di un SEO che sa cosa sta facendo è propio quella di cercare l’Orvieto che è dentro ogni sito, ovvero quei potenziali, quelle chiavi di ricerca e quegli “ecosistemi digitali” in grado di accreditare un sito, di fargli scalare posizioni sui motori e di andare oltre i limiti del proprio posizionamento naturale. Sfruttando al meglio le sue potenzialità, non facendo macumbe o con una bacchetta magica che nessuno possiede.
Ma la lezione che viene da questo piccolo esempio va molto oltre, e va sicuramente estesa alle nostre istituzioni e a tutti coloro che si occupano di marketing turistico, ad esempio. Non ho idea di quali siano stati i meccanismi che porteranno la Open Office Conference ad Orvieto, a novembre, ma non credo che sia costato soldi al comune o alle istituzioni in generale. E’ qualcosa che attiene piuttosto alla posizione geografica della location, al suo fascino e a chissà quali altri meccanismi, ma il fatto è che un evento di questo genere, che sicuramente non è un concerto di Madonna o chissà quale costosissima kermesse, sta dando ad Orvieto una bella visibilità internazionale ed un prestigio a costi molto bassi.
Altro che le costosissime campagne pubblicitarie televisive o la partecipazione alle fiere e agli eventi internazionali. Il marketing turistico e territoriale è sulla rete e si fa da se, se il territorio è in grado di creare opportunità ed eventi. La rete è lo strumento più valido per il posizionamento di un brand territoriale. Il Web Marketing Territoriale è dunque oggi la migliore strategia che si possa immaginare in ambito turistico, la meno costosa e la più efficace, se svolta bene e in modo coordinato. E’ qui che entrano in gioco esperti SEO, consulenti e guru di varia natura, ma a monte deve essereci una progettualità seria e a lungo termine.
FONTE: “Chiave di ricerca Orvieto su Google in lingua inglese: una bella sorpresa” di Fabrizio Caccavello su www.orvietonews.it.