La discussione si fa pressante, molti blog e siti ne parlano ed è quindi il caso di porsi delle domande prima di provare a dare delle risposte.
Università e impresa sembrano essere molto distanti, mai come oggi ognuna ha scelto una strada che nel tempo, è facile prevederlo, causerà ingenti dispiaceri ad entrambe le parti. Le lauree ad oggi sono divise quasi tutte in triennali e specialistiche, un’impostazione anche ammirevole se non fosse per il fatto che un laureato triennale è sostanzialmente impreparato, soprattutto per il mondo del lavoro. E mi spiego.
Come detto in altra sede, nella prima parte del percorso di laurea vengono fornite le conoscenze, ma è negli ultimi due anni che si lavora in maniera operativa, sulle competenze. Spesso però per una piccola o media impresa un laureato è un lusso in quanto costa molto e non è pronto alla vita d’azienda, disponde di diverse competenze teoriche ma l’integrazione nei processi aziendali richiede comunque tempi che non sempre l’azienda può attendere. Diversamente, una laurea triennale è più spendibile ma penalizzante per il laureato che viene equiparato ad un diplomato e quindi si trova ad avere non riconosciuti i tre anni di studio sostenuti.
Qualcosa va fatto, le aziende da parte loro si trovano ad integrare figure preparate per altri contesti e ambiti e operativamente non pronte. La ricetta nel lungo termine è probabilmente vicina alla rivoluzione del sistema ma.. cosa fare nel breve? Personalmente ritengo che nell’ultimo anno di università , sia esso il terzo o il quinto, serva una maggiore integrazione tra università e azienda, quasi a livello di fusione. Il laureando dovrebbe vivere prima il contesto aziendale e inserirsi al meglio. Anche la possibilità di scegliere se orientarsi al territorio o all’ambito nazionale/internazione dovrebbe essere data, il marketing, ma anche la contabilità e tutte le altre funzioni, cambiano radicalmente tra il locale e i contasti su larga scala, perchè non specializziamo le competenze?