Introduzione
Le statistiche frutto della ricerca dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, riportano che gli smart worker italiani sono ormai circa 570 mila; numero che rappresenta una crescita del 20% rispetto al 2018.
Sempre secondo l’Osservatorio, il 58% delle grandi imprese ha avviato, nel 2019, progetti di Smart Working; percentuale a cui bisogna aggiungere un +7% di aziende che ha intrapreso iniziative di tipo informale. Anche tra le PMI c’è un una significativa diffusione dello Smart Working: i progetti strutturati salgono al 12%, rispetto all’8% del 2018; quelli informali passano dal 16% al 18%. La Pubblica Amministrazione è il settore che registra la crescita maggiore: in un solo anno, la percentuale dei progetti strutturati avviati, passa dall’8% al 16%.
Dai risultati dalla ricerca, emerge che nelle PMI e nelle Pubbliche Amministrazioni sono presenti ancora alcuni ostacoli alla diffusione capillare dello Smart Working, sebbene sia un fenomeno ormai noto e in crescita. Altro aspetto da sottolineare, è che anche nelle aziende in cui lo Smart Working è ampiamente diffuso, spesso questa iniziativa è limitata al solo lavoro da remoto. Questa semplificazione non permette di cogliere il potenziale di questo fenomeno a vantaggio delle persone e della società.
Cosa si intende per Smart Working
La nascita dello Smart Working risale agli Anni ‘90 con Erik Veldhoen, imprenditore e autore di diversi libri sul tema. Le prime legislazioni italiane risalgono tuttavia al 2017 con la cosiddetta Legge sul Lavoro Agile (LEGGE 22 maggio 2017, n. 81).
Nonostante ci sia un quadro normativo di riferimento, ancora oggi persiste molta confusione sul tema. Smart Working è troppo spesso tradotto operativamente come il semplice “lavorare da casa”.
Lo Smart Working è in realtà un modello organizzativo e una nuova filosofia manageriale che fonda le sue basi nel restituire alle persone la flessibilità e l’autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da usare a fronte di una maggiore responsabilizzazione nel raggiungimento dei risultati.
Di seguito riportiamo le parole di Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, che ci offre una puntuale definizione del Lavoro Agile:
«Smart Working significa ripensare il telelavoro in un’ottica più intelligente, mettere in discussione i tradizionali vincoli legati a luogo e orario lasciando alle persone maggiore autonomia nel definire le modalità di lavoro a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Autonomia, ma anche flessibilità, responsabilizzazione, valorizzazione dei talenti e fiducia diventano i principi chiave di questo nuovo approccio.»
Un’altra definizione che ci teniamo a riportare è quella del Chartered Institute of Personnel and Development:
«Lo Smart Working è un approccio all’organizzazione del lavoro finalizzato a guidare una migliore efficacia ed efficienza nel raggiungimento degli obiettivi attraverso la combinazione di flessibilità, autonomia e collaborazione, puntando sull’ottimizzazione degli strumenti e delle tecnologie e garantendo ambienti di lavoro funzionali ai lavoratori.»
Telelavoro e Smart Working: le differenze
Per telelavoro si intende un lavoro svolto a distanza, rispetto alla sede centrale, e segue normative precise, come per esempio l’obbligo da parte del datore di eseguire ispezioni affinchè sia assicurata la regolarità nello svolgimento del lavoro. Anche per quanto riguarda l’orario, ci sono delle regole ben precise da rispettare e dipendono dall’accordo preso tra lavoratore e datore di lavoro. Il riposo è obbligatorio per 11 ore consecutive ogni 24 con astensione delle attività lavorative dalla mezzanotte alle 5 del mattino.
Anche nello Smart Working il lavoro è eseguito a distanza, ma per il lavoratore non è più obbligatorio legarsi a un luogo fisso. Si può quindi lavorare da casa, presso una sede distaccata, ma anche in qualunque luogo, come gli spazi coworking, in cui si possa portare un computer o uno smartphone e sia disponibile una connessione Internet. L’orario di lavoro per gli smart worker è autodeterminato, l’importante è raggiungere gli obiettivi prefissati tra lavoratore e datore di lavoro.
Ed è qui che cambia la concezione di lavoro: nello Smart Working la cultura aziendale passa a una definizione del lavoro basata sul raggiungimento degli obiettivi e non più sul numero di ore impiegate. Il rapporto fra manager e lavoratore in Smart Working è rivoluzionato: dal controllo alla fiducia.
I vantaggi per le aziende e per le persone
Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, l’adozione di un modello ben strutturato di Smart Working può produrre per le aziende un incremento della produttività di circa il 15% per lavoratore. Questo dato si traduce in circa 13,7 miliardi di Euro complessivi per il sistema Paese.
Per quanto riguarda i lavoratori, anche solo una giornata di Smart Working alla settimana può far risparmiare una media di 40 ore all’anno in termini di spostamenti, con conseguente miglioramento del rapporto lavoro-vita privata e maggiore motivazione.
Minori spostamenti significano anche meno traffico e un miglior utilizzo dei trasporti pubblici con benefici anche per l’ambiente: si stima infatti una riduzione delle emissioni di CO2 pari a 135 kg all’anno.
Conclusione
Il concetto di Smart Working va ben oltre il telelavoro. Quest’ultimo si configura infatti come una vera e propria forma contrattuale, mentre lo Smart Working rappresenta un accordo tra lavoratore e organizzazione all’interno del rapporto di lavoro.
La differenza sostanziale dello Smart Working rispetto al lavoro da remoto è in termini di flessibilità e autonomia: luoghi e orari di lavoro sono infatti scelti liberamente dalle persone che fanno parte del progetto.
In conclusione, lo Smart Working mette le persone al centro dell’organizzazione con l’obiettivo di far convergere gli obiettivi personali e professionali del singolo con quelli dell’azienda, portando così ad aumentare la produttività.