Si chiama Zopa il nuovo fenomeno 2.0 e social landing il modello di business che lo sostiene. L’idea di base, sul web, è che chi gestisce transazioni e offre servizi finanziari possa accontentarsi di margini minori alla luce di due fatti:
– possibilità di puntare sui grandi numeri e quindi di guadagnare poco da tanti (esempio google, miliardi di dollari cinque centesimi alla volta)
– forse i margini di chi gestiva questi settori prima di internet erano molto molto alti.
In questo caso il settore è quello bancario, in particolare dei prestiti. I creatori di Zopa, presto in Italia, hanno pensato con molta lungimiranza che il prestito non dovesse per forza passare dalla banca. Su Zopa i risparmiatori possono prestare denaro ai richiedenti senza intermediari, o meglio con l’unica ingerenza del sito stesso. I tassi sono decisamente migliori, sia per chi presta che per chi prende a prestito e la cosa assolutamente innovativa è la gestione del rischio: prestando 1000 euro la propria somma sarà redistribuita a 100 diversi richiedenti in modo che un’eventuale problema restitutivo diventi un problema della collettività e non solo del prestatore sfortunato.
I segnali sono chiari, il web 2.0 può essere un’etichetta o poco più ma la sostanza che lo sostiene è legata ad internet e alle possibilità di spaccare i poteri forti grazie a vere rivoluzioni dal basso. Internet è premiante e molti guadagnano, i net citizens però odiano le forzature, il rischio di essere fregati, il settore dei prestiti, fino ad oggi, dava queste sensazioni. Quando ci sono di mezzo i soldi le cose si fanno sempre delicate, il fatto che questo modello funzioni è forse una ulteriore prova di un passaggio culturale anche rispetto a internet. Siamo pronti, forse, per una nuova epoca del servizio