Il terremoto avvenuto in Abruzzo è stata una ecatombe di immani dimensioni ma ha avuto una caratteristica unica: è avvenuto sotto la presenza costante di Internet.
Non era mai successo -ed ovviamente si spera non succeda mai più- che un cataclisma fosse sotto la lente di Internet come questo terremoto abruzzese, che ha gettato luci ed ombre su una società sempre più informatizzata e mediatica che ormai genera notizie dal basso più che nel modo tradizionale.
Fondamentalmente sono due le cose emerse da questa tragedia: la prima è che i media tradizionali (dalla BBC, passando per la CNN e tutti i classici mezzi di comunicazione di massa più importanti del pianeta) si sono rivolti alla Rete per avere informazioni, e non il contrario.
La seconda, e forse ancor più importante cosa che è stata messa in luce in maniera chiara ed inequivocabile, è stato il grande potere dimostrato da Internet nel riuscire ad organizzare le persone in tempo reale.
Il Web si è messo in moto con straordinaria efficacia grazia soprattutto a Twitter, il sistema di microblogging sul quale gli utenti hanno segnalato il sisma in tempo reale, seguendone le evoluzioni in prima persona.
Prima che qualunque testata della Terra avesse anche solo subodorato il terremoto, la Rete era già in fermento e diffondeva notizie ed immagini “dal fronte”.
Appena spento l’eco di crolli si è messa in moto la macchina della solidarietà (o solidarietà 2.0 per stare in tema) grazie alla quale moltissimi blogger o semplici internauti hanno iniziato a fare la cosa più difficile ed importante in una situazione di crisi: aggregare ed organizzare le informazioni.
Decine di blog hanno pubblicato pagine pseudo statiche, (in primo piano per intenderci) nelle quali vengono riportati i numeri di telefono ed i conti correnti postali dove poter fare versamenti di aiuti, con informazioni testate in prima persona o provenienti dai siti della Croce Rossa Italiana o della protezione civile.
Sono state subito arginate forme meschine ed infami di sciacallaggio mediatico, riuscendo, grazie all’esperienza dei surfer, a capire quali fossero le operazioni lecite e legali e quali i siti che chiedono soldi solo per lucrare e non per aiutare.
Di fatto, la Rete si è autogestita nell’organizzazione della crisi, mettendo in piedi una ragnatela informativa sofisticata e potente che nessun organo centralizzato sarebbe stato in grado di mantenere in tale efficienza.
Grandi social network come Facebook hanno messo a disposizione pagine in cui raccogliere informazioni e vari siti sparsi in tutto il Bel Paese si sono improvvisati “punti di raccolta” sul territorio, e sono divenuti punti di riferimento per i cittadini delle zone limitrofe al disastro.
Insomma, Internet una volta per tutte, ci ha mostrato il suo lato migliore e più potente: quello che porta alla democrazia del futuro in cui saranno le persone stesse, decentralizzate e distribuite, ad essere -paradossalmente- il centro del mondo.
31 Luglio 2024
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