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Storytelling e Web 2.0

Tempo di lettura 3 minuti

Carosello e web 2.0Uno degli ultimi paradigmi del web marketing aziendale è fare web storytelling. Non si tratta di una novità in senso assoluto, perché la “narrazione” del proprio prodotto o della propria azienda è sempre stata praticata, sin dagli albori della storia pubblicitaria. Nel tempo si è però trasformata, fino a decadere, in parte decaduta. Dal format Carosello, in cui si susseguivano vere e proprie storie di media lunghezza, le pubblicità si sono trasformate in clip di trenta secondi, dove l’obbiettivo non è più il racconto del prodotto, ma il suo claim. Solo negli ultimi anni sta tornando in auge la forma narrativa del racconto pubblicitario, così gli spot hanno cominciato a sviluppare un rapporto interconnesso fra loro, divenendo delle vere e proprie sit-com a puntate.

Ma con l’avvento del web cosa è successo? Come è cambiato lo storytelling di un’azienda? Il baricentro del racconto si è spostato. La sua forma e il suo contenuto, che prima erano unicamente gestiti dalle agenzie di marketing e dai pubblicitari, adesso sono diventati territorio anche degli utenti. Agli imprenditori della vecchia generazione questa potrebbe sembrare una sciagura o quantomeno un pericolo, ma non è così. È vero che possono capitare racconti negativi, ma è normale: il cliente è la voce della realtà. È altrettanto vero, però, che così come il cliente è la voce della realtà per le esperienze negative, così lo sarà anche nel racconto di esperienze positive. È il concetto da cui è nato, per dirne uno fra tanti, Tripadvisor. Per questo un suo racconto vale molto di più di mille campagne pubblicitarie. Quindi bisogna prendersene cura.

Fondamentale è quindi il monitoring della propria azienda o prodotto, anche con il semplice  sistema Alert di Google, che inserendo una parola chiave (ad esempio il nome della nostra azienda), ci fornisce, quotidianamente via mail, tutti gli elementi nuovi presenti sul web dove essa viene nominata. Come abbiamo già scritto in “Social CRM, qualche consiglio per le aziende“, questo è anche l’elemento di partenza di una corretta Customer Relationship Management. Ma facendo un passo avanti nel ragionamento, perché cestinare sbrigativamente i commenti positivi? Allora, come andremo ad archiviare le esperienze negative per fornire loro un feedback, potrà essere utile catalogare anche quelle positive in chiave di brand reputation.

Degli spunti per il loro riutilizzo per posizionarsi sempre meglio sul web possono essere:

  1.  Creare una pagina Dicono di noi all’interno del proprio sito, dove inserire sia la rassegna stampa ufficiale, sia una selezione dei migliori commenti indipendenti trovati sul web, con una preview e un link che rimandi direttamente alla testimonianza diretta (ad esempio il post di un blog che ha fatto una bella recensione sulla tua attività o prodotto), così da “certificarla”;
  2. Creare una sezione sulla propria Pagina di Facebook con i migliori commenti provenienti dai social, che molto spesso a differenza dei commenti scritti nei blog o nei siti internet rischiano di perdersi nell’oblio;
  3. Utilizzare Storify, un aggregatore che permette di creare storie dando una logica e un ordine a tutte le informazioni presenti sul web a cui vogliamo dare evidenza. Per farne un esempio questo strumento è già molto utilizzato da blogger e giornalisti per organizzare le informazioni più rilevanti presenti sul web attorno a una tematica prescelta. Ma pensiamo quale buon uso se ne potrebbe fare a fini commerciali. Un esempio su tutti il suo utilizzo per la promozione turistica di un comprensorio territoriale. Quindi tracciare i più bei racconti di viaggio presenti sul web legati a quel territorio e creare una sorta di racconto collettivo, che risulterà ancora più determinante considerato il fatto che sono racconti “indipendenti” e non promozionali.

Sottovalutare i commenti positivi online quindi non è un reato, ma chi li saprà usare correttamente avrà sicuramente una marcia in più.

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